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    Cosa prevede la riforma fiscale del governo. Draghi: “Nessuno pagherà di più o di meno”

    Credit: EPA/Roberto Monaldo / POOL
    Di Giulio Alibrandi
    Pubblicato il 6 Ott. 2021 alle 12:32 Aggiornato il 6 Ott. 2021 alle 16:02

    Cosa prevede la riforma fiscale del governo. Draghi: “Nessuno pagherà di più o di meno”

    Il governo Draghi ieri ha dato il prima via libera all’attesa riforma fiscale approvando una “cornice” per i provvedimenti che dovrà adottare nei prossimi mesi, nonostante polemiche e divisioni all’interno della maggioranza.

    Il pacchetto di misure, che mira a ridurre e semplificare le imposte e contrastare l’evasione fiscale, era stato promesso entro luglio all’Unione Europea come parte del Piano di ripresa e resilienza (Pnrr), con cui l’Italia riceverà 222,1 miliardi di euro tra finanziamenti a fondo perduto e prestiti a tassi agevolati.

    Dopo mesi di ritardo, il consiglio dei ministri ieri ha approvato il testo della legge delega per la riforma, senza però i componenti della Lega. Il partito guidato da Matteo Salvini ha infatti ritirato i propri ministri in polemica con le modalità con cui è stato approvato il provvedimento e i suoi contenuti, in particolare la revisione del catasto. “Il governo che deve chiarire che non è il momento di aumentare le tasse”, ha detto ieri Salvini, a poche ore dal tracollo subito dalla Lega nelle grandi città alle ultime elezioni amministrative. “Non chiniamo il capo quando ci sono di mezzo la casa e il risparmio degli italiani”, ha aggiunto.

    “L’impegno che il governo prende oggi è che nessuno pagherà di più o di meno”, ha detto Draghi in una conferenza stampa per presentare il testo della riforma, che dovrà essere approvata da entrambe le camere e poi implementata dal governo entro 18 mesi tramite i decreti attuativi. Secondo Draghi la revisione del catasto “ha un contenuto statistico e informativo molto importante ma non cambia assolutamente l’imposizione fiscale sulle case e sui terreni”. “Questo è molto importante dirlo”, ha continuato, “perché nei giorni scorsi si è teso un pochino a confondere le due cose, sono due decisioni completamente diverse: la prima è costruire una base di informazione adeguata e la seconda è di decidere di cambiare le tasse. Noi la seconda decisione non l’abbiamo presa”, ha detto. “Solo nel 2026 se ne riparlerà”.

    Riguardo la riforma del catasto, il testo approvato ieri prevede un aggiornamento del sistema della mappatura catastale, in particolare per gli immobili non censiti, abusivi o edificabili ma accatastati come agricoli. Inoltre il provvedimento parla di nuovi criteri aggiuntivi per la descrizione degli immobili, che dovranno essere utilizzati a partire dal 1° gennaio 2026, precisando che i nuovi criteri non potranno essere utilizzati “per la determinazione della base imponibile dei tributi la cui applicazione si fonda sulle risultanze catastali”. Il testo introduce anche aggiornamenti periodici di valori e rendite e norme ad hoc per gli immobili storico-artistici.

    La proposta prevede anche interventi sull’Imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef), volti a ridurre gradualmente le aliquote medie e a riordinare delle deduzioni dalla base imponibile e delle detrazioni “tenendo conto della loro finalità e dei loro effetti sull’equità e sull’efficienza dell’imposta”.

    Secondo la bozza, il governo dovrà anche attuare un graduale superamento dell’Imposta regionale sulle attività produttive (Irap), che almeno in parte confluirà nell’Imposta sui redditi delle società (Ires), impegnandosi comunque a garantire “il finanziamento del fabbisogno sanitario”. Inoltre l’esecutivo intende allineare le aliquote dell’imposta sui redditi da capitale a quella, attualmente inferiore, dell’Ires.

    Per quanto riguarda l’Imposta sul valore aggiunto (Iva), il governo dovrà adottare provvedimenti finalizzati alla semplificazione e alla razionalizzazione dell’imposta sui consumi, riguardo in particolare il numero e i livelli delle aliquote e la distribuzione delle basi imponibili tra le diverse aliquote. Il governo rivedrà anche la tassazione indiretta sulla produzione e il consumo di energia elettrica, “con l’obiettivo di contribuire alla riduzione progressiva delle emissioni di gas climalteranti e alla promozione dell’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili ed ecocompatibili”, in conformità con l’European Green Deal.

    Per finanziare le misure, il governo intende utilizzare le nuove entrate strutturali derivanti dalla lotta all’evasione e ricorrerà anche al fondo per la riforma fiscale introdotto dall’ultima manovra. Secondo il testo, nel 2022 potranno essere utilizzati 2 miliardi di euro dal fondo e per l’anno successivo 1 miliardo di euro.

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