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    Consultazioni governo, il calendario del secondo giro al Quirinale

    Credit: Afp

    Il Quirinale ha fissato le nuove consultazioni per le giornate di giovedì 12 e venerdì 13 aprile. Il primo giorno Mattarella incontrerà le forze politiche, poi le cariche istituzionali

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 13 Apr. 2018 alle 10:01 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:26

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    Giovedì 12 aprile inizieranno le consultazioni del capo dello Stato Sergio Mattarella con i rappresentanti dei partiti e delle istituzioni.

    Il presidente della Repubblica ha fissato infatti i nuovi incontri per giovedì 12 e venerdì 13 aprile 2018, dopo che il primo giro di consultazioni si è chiuso giovedì 5 aprile senza nulla di fatto (qui l’analisi su cosa succede adesso).

    Il calendario, la cui versione completa sarà pubblicata a breve dal Quirinale, sarà invertito rispetto alla prima tornata di consultazioni.

    Il primo giorno sarà infatti dedicato alle forze politiche, solo nel secondo il capo dello Stato vedrà le cariche istituzionali. 

    Il penultimo incontro sarà con il centrodestra unito, l’ultimo partito a salire al Quirinale sarà il Movimento 5 Stelle.

    Il calendario

    Giovedì 12 aprile

    ore 10 – Gruppo per le Autonomie

    ore 10.30 – Gruppo Misto del Senato

    ore 11.00 – Gruppo Misto della Camera dei deputati

    ore 11.30 – Liberi e uguali (Leu)

    ore 16.30 – Partito democratico

    ore 17.30 – Coalizione di Centrodestra (FI, FdI e Lega andranno uniti al Colle, diversamente dal primo giro di consultazioni)

    ore 18.30 – Movimento Cinque Stelle

    Venerdì 13 aprile

    ore 10.30 – Giorgio Napolitano, presidente emerito

    ore 11.15 – Roberto Fico, presidente della Camera

    ore 12.00 – Maria Elisabetta Alberti Casellati, presidente del Senato

    Come funzionano le consultazioni

    Il capo dello stato ascolterà l’opinione delle varie forze politiche su come formare il prossimo governo e al termine, in base al numero di parlamentari eletti da ciascun partito e alla possibilità di essere in grado di formare una maggioranza, darà l’incarico a una figura individuata grazie a questo meccanismo (qui il dettaglio di tutti i passaggi necessari alla formazione del governo).

    In questo caso potrebbe trattarsi di una procedura più complessa del solito. Se nei casi in cui una coalizione aveva raggiunto da sola la maggioranza le consultazioni erano quasi una mera formalità, ben diverso è questo processo nei casi in cui le elezioni non hanno portato ad alcuna maggioranza.

    Starà infatti al capo dello stato Sergio Mattarella valutare se e con quale maggioranza un esponente politico sarà in grado di formare un governo con una maggioranza.

    In ogni caso, non è obbligatorio che il capo dello stato dia direttamente l’incarico a qualcuno per formare un nuovo governo, ma può inizialmente attribuire a una figura politica un “mandato esplorativo”. Questo avvenne anche nel 2013, quando l’allora presidente Giorgio Napolitano dette un mandato esplorativo all’allora leader del PD Pierluigi Bersani che, però, non ebbe esito positivo.

    In altri termini, il capo dello stato designa una persona per cercare di formare attorno a questa una maggioranza e, qualora dimostri di averla, può dargli un mandato, mentre diversamente potrebbe iniziare un nuovo giro di consultazioni.

    L’extrema ratio in caso di mancate intese su qualsiasi maggioranza è il ritorno alle urne nei prossimi mesi, ma possiamo immaginare che Mattarella voglia cercare qualsiasi soluzione per evitare tale possibilità.

    Se le consultazioni andranno a buon fine, e ci sarà un governo in grado di ricevere la fiducia del Parlamento, il presidente della Repubblica emanerà tre decreti: quello di nomina del Presidente del Consiglio, controfirmato dal Presidente del Consiglio nominato, quello di nomina dei singoli ministri, controfirmato dal Presidente del Consiglio, e quello di accettazione delle dimissioni del Governo uscente.

    A quel punto, prima di assumere le funzioni, l’esecutivo dovrà prestare giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica e, entro dieci giorni, il governo deve presentarsi davanti a ciascuna Camera per ottenere il voto di fiducia, voto che deve essere motivato dai gruppi parlamentari ed avvenire per appello nominale.

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