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    Governo, il calendario delle nuove consultazioni di Mattarella

    Corazzieri al Quirinale durante le consultazioni del 4 aprile. Credit: Fabio Frustaci

    Mattarella è chiamato a decidere quali nuovi passi intraprendere per la formazione del governo: possibile governo di tregua per cambiare la legge elettorale

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 7 Mag. 2018 alle 09:52 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:24

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    Lunedì 7 maggio si tiene un nuovo giro di consultazioni da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in vista della formazione di un governo. A due mesi dal voto, lo scenario politico resta in fase di stallo dopo il naufragio di una possibile alleanza tra Lega e M5S.

    Definitivamente esclusa sembra anche l’ipotesi di un tavolo tra Pd e M5S in seguito alla netta chiusura di Matteo Renzi nella sua recente apparizione televisiva e all’esito della direzione del Pd del 3 maggio.

    Mattarella si troverà quindi a dover decidere quali nuovi passi intraprendere per la formazione del governo. Per farlo, incontrerà prima tutte le forze politiche.

    Il calendario

    Lunedì 7 maggio

    ore 10.00 “Movimento 5 Stelle”.
    ore 11.00 “Fratelli d’Italia”. “Forza Italia – Berlusconi Presidente”. “Lega – Salvini Premier”.
    ore 12.00 “Partito Democratico”.
    ore 16.00 “Liberi e Uguali”.
    ore 16.20 Gruppo Parlamentare per le Autonomie (SVP-PATT,UV) del Senato della Repubblica, Partito SVP (Sudtiroler Volkspartei) e (UV – Union Valdotain).
    ore 16.40 Gruppo Misto del Senato della Repubblica.
    ore 17.00 Gruppo Misto della Camera dei Deputati.
    ore 17.30  Roberto Fico, Presidente della Camera dei Deputati.
    ore 18.00 Maria Elisabetta Alberti Casellati, Presidente del Senato della Repubblica.

    Cosa aspettarsi dalle consultazioni

    Dopo l’esclusione di possibili alleanze di governo tra Lega e M5S e tra Pd e M5S, Mattarella convoca i partiti al Quirinale per consultazioni-lampo. Preoccupato, e forse anche un po’ irritato, per i due mesi di stallo e soprattutto per il fatto che “le posizioni di partenza sono rimaste immutate”, il capo dello Stato ha impresso un’accelerazione.

    Cercherà di farsi dire di persona, in una sede istituzionale, se ci sono altre possibili soluzioni per dare un governo al paese: altre “prospettive di maggioranza di governo” che finora non sono state sperimentate.

    Nelle ultime settimane si è paventata ogni ipotesi: da un governo del leghista Giorgetti con il sostegno di parte del Pd, a un ipotetico incarico a Matteo Salvini sostenuto da alcune decine di parlamentari di pariti diversi dalla coalizione di centrodestra. Il presidente Mattarella cercherà di farsi dire se ci sono elementi concreti che possano aprire a nuovi scenari.

    Se non ci saranno novità, Mattarella potrebbe scegliere di aprire la strada a un governo “di scopo” o “del presidente”, che vari la manovra economica, si adoperi per fare riforme istituzionali chieste dal Pd o per modificare la legge elettorale per tornare al voto nei primi mesi del 2019. Il presidente potrebbe proporre ai partiti di sostenere un governo per pochissimi mesi, il tempo necessario per varare la manovra che sterilizzi l’Iva, per poi andare a votare.

    L’ultima ipotesi è quella di accettare il voto a ottobre, ipotesi che il presidente della Repubblica considera la peggiore. I partiti hanno ancora 72 ore per riflettere, poi, da lunedì sera ogni momento sarà buono per Mattarella per suonare la campanella che metterà fine allo stallo.

    Come funzionano le consultazioni

    Il capo dello stato ascolterà l’opinione delle varie forze politiche su come formare il prossimo governo. In base al numero di parlamentari eletti da ciascun partito e alla possibilità di essere in grado di formare una maggioranza, darà l’incarico a una figura individuata grazie a questo meccanismo (qui il dettaglio di tutti i passaggi necessari alla formazione del governo).

    Se le consultazioni andranno a buon fine, e ci sarà un governo in grado di ricevere la fiducia del Parlamento, il presidente della Repubblica emanerà tre decreti: quello di nomina del Presidente del Consiglio, controfirmato dal Presidente del Consiglio nominato, quello di nomina dei singoli ministri, controfirmato dal Presidente del Consiglio, e quello di accettazione delle dimissioni del Governo uscente.

    A quel punto, prima di assumere le funzioni, l’esecutivo dovrà prestare giuramento nelle mani del Presidente della Repubblica e, entro dieci giorni, il governo deve presentarsi davanti a ciascuna Camera per ottenere il voto di fiducia, voto che deve essere motivato dai gruppi parlamentari ed avvenire per appello nominale.

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