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    Consultazioni: il primo giro è finito, cosa succede ora?

    Luigi Di Maio, leader M5S. Credit: Silvia Lore

    Previsto un incontro in settimana tra Di Maio e Salvini, poi un secondo giro di consultazioni. Ecco cosa potrebbe succedere nell'arco di una settimana:

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 10 Apr. 2018 alle 12:15 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:26

    Il primo round di consultazioni si è chiuso giovedì 5 aprile con ben pochi risultati: il presidente Mattarella, di fronte alla richiesta di prendere tempo, avanzata da più di un leader politico, ha concesso una settimana in cui si cercherà di sbrogliare i nodi e di far saltare i veti reciproci.

    L’asse Salvini-Di Maio resiste, ma bisognerà stabilire quali saranno gli equilibri di un’eventuale alleanza di governo, e soprattutto capire se Berlusconi sarà parte integrante dell’esecutivo o meno.

    I Cinque Stelle, infatti, hanno escluso un governo con il Cavaliere. Quello che all’inizio sembrava un veto personale, in realtà, stando a quando ha detto Luigi Di Maio dopo il colloquio con il Capo dello Stato, è una questione politica.

    “Il tema è che io non riconosco una coalizione di centrodestra”, si è giustificato il leader M5S, “perché sono forze politiche che avevano un candidato premier diverso e programmi diversi. Hanno anche idee molto diverse sul M5S. Per questo ci rivolgiamo ad alcune di queste forze politiche”.

    Neanche Forza Italia, tuttavia, accetta la possibilità di un governo con M5S. Berlusconi ha riesumato i toni della campagna elettorale quando, appena uscito dallo Studio alla Vetrata del Quirinale, ha detto un fermo “no agoverni in cui prevalgano populismo, pauperismo e giustizialismo”.

    La Lega, nel frattempo si sia detta aperta al dialogo con tutte le forze politiche, ad eccezione del Pd. Non è ancora chiaro se sia pronta a “scaricare” Forza Italia pur di andare al governo, ma non sembra andare in questa decisione la sua scelta di “ricompattarsi” per tornare al Colle unita, come annunciato venerdì 6 aprile.

    Dall’altro lato il Movimento Cinque Stelle non esclude ancora l’ipotesi Pd, che gli serve ad alzare l’asticella con Matteo Salvini. Il segretario dem reggente, Maurizio Martina, non ha lanciato però alcun segnale di apertura.

    La situazione, che al momento sembra in stallo, dovrebbe però verosimilmente sbloccarsi nei prossimi giorni. Ecco le prossime tappe che determineranno la sorte del nuovo (e forse definitivo) giro di consultazioni:

    Di Maio incontrerà Salvini

    Nei primi giorni della prossima settimana, il leader M5S incontrerà probabilmente Matteo Salvini, come ha già anticipato nel suo discorso dopo l’incontro con Mattarella.

    L’incontro servirà a chiarire i termini dell’eventuale alleanza, inclusi i temi che l’esecutivo potrebbe portare avanti e, soprattutto, chi farà il premier.

    Non sembra realistica invece l’ipotesi di un incontro tra Di Maio e Martina. Secondo la stampa, Renzi ha già riunito i suoi fedelissimi per escludere questa idea.

    Salvini convocato da Mattarella

    Il presidente Mattarella, secondo indiscrezioni di stampa, avrebbe già convocato in modo informale il leader della Lega Matteo Salvini per fare il punto insieme a lui poco prima delle consultazioni, la prossima settimana.

    Salvini è il candidato premier della coalizione che ha preso il numero maggiore di voti, pertanto sarebbe in teoria la prima persona che il presidente della Repubblica potrebbe incaricare per un mandato esplorativo.

    Tuttavia, Salvini ha già detto la sua su questo: “L’esploratore lo facevo da boy scout a 10 anni, adesso c’è poco da esplorare”. Verosimilmente, quindi, il leader della Lega andrà da Mattarella con i numeri giusti per il governo. In alternativa, non è da escludere il ritorno al voto.

    Il secondo giro di consultazioni

    Un nuovo round di consultazioni sarà probabilmente convocato a metà della prossima settimana. Sarà quello il momento della verità.

    Le ipotesi in campo per Mattarella restano quattro, e TPI le ha elencate qui.

    Intanto, venerdì 6 aprile il governo Gentiloni ha accettato la richiesta di rimandare l’approvazione del Documento di Economia e Finanza (Def) di due o tre settimane, per far sì che a stilarlo sia il nuovo governo. Un segnale, forse, che il presidente ritiene ci siano le condizioni per l’insediamento di un nuovo esecutivo senza ulteriori periodi di stallo.

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