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    Crisi di governo, Calenda: “Il Pd è finito”

    Carlo Calenda

    L'opposizione è più divisa che mai nel momento di crisi di governo e l'ex ministro è negativo sul futuro del Partito Democratico

    Di Veronica Di Benedetto Montaccini
    Pubblicato il 12 Ago. 2019 alle 13:16 Aggiornato il 12 Ago. 2019 alle 15:17

     

    Calenda: “Il Pd è finito”

    “Il Pd è finito”. Lo ammette Carlo Calenda ai microfoni di ‘Circo Massimo’, su Radio Capital. Secondo l’europarlamentare, “così com’è, è finito sicuramente. Dopodiché può decidere di andare oltre se stesso, rilanciarsi, ricostruirsi in qualcosa di diverso”.

    L’ex ministro per lo Sviluppo economico attacca: “Ci sono due Pd: uno ha i gruppi parlamentari e un altro ha il partito. Nell’ultima direzione ho proposto di creare una segreteria politica in cui la gente si guarda in faccia e prende una decisione comune. I primi a non volerlo sono stati i renziani. Renzi non si siede con nessuno, non prende la telefonata di nessuno e non discute con nessuno. Questa è la verità”.

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    Per Calenda il Pd è finito, la scissione è già presente

    “La scissione nel Pd già c’è. Ormai – prosegue Calenda – è un dato di fatto. Renzi ha fatto un’intervista, non solo facendo zompare per aria il Pd ma anche facendolo diventare argomento di conversazione al posto della crisi di governo. Il tutto senza fare una telefonata a nessuno. E questo aveva detto che avrebbe fatto il senatore semplice e che non avrebbe parlato per due anni… Pensa se avesse parlato”.

    Il governo istituzionale proposto da Renzi, che vedrebbe insieme i parlamentari dem e i Cinque Stelle, secondo Calenda, “rischia di farsi, perché l’impulso all’autopreservazione del ceto politico è gigantesco. E l’ex premier ha bisogno di più tempo per fare il suo partito. Ma così offriremo un’occasione gigantesca a Salvini”.

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    Da dove deve ripartire la sinistra, secondo Calenda

    L’ideatore di ‘Siamo Europei’, però, non si arrende: “Non vuol dire che non si lotterà fino alla fine. Io cercherò di costruire un fronte repubblicano, come sto dicendo da mesi, ma insieme al Pd. Si può anestetizzare questa ferita solo rilanciando un grande progetto politico che al momento anche Zingaretti mi sembra non stia lanciando. Se vuole fare il segretario del Pd, e non l’amministratore straordinario della liquidazione – consiglia Calenda – deve rilanciare facendo un grande progetto che coinvolga e vada oltre il Pd”.

    “Se avrà il coraggio di farlo, esisterà qualcosa che non sarà il Pd come lo conosciamo oggi. Se non lo farà, il Pd scenderà al 15 per cento e poi ci sarà una sinistra frammentata. E questo significherà consegnare l’Italia a Salvini. Mi batterò contro questa prospettiva. Magari sarò solo come un pirla…”.

    L’ex ministro vede una sola via d’uscita: “Il confronto democratico con le elezioni. E la costruzione del fronte democratico e repubblicano. Abbiamo una battaglia da fare contro chi ci vuole portare fuori dall’Europa e questa battaglia si fa a viso aperto, non facendo accrocchetti per qualche mese”.

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