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    Elezioni Calabria, è caos pre-elettorale: il valzer dei partiti per una terra che fa gola a tutti

    Di Alessia Bausone
    Pubblicato il 1 Set. 2021 alle 06:27

    Nella prossima tornata amministrativa che tocca le più grandi e importanti città italiane tornerà al voto anche un’unica regione a causa della triste e prematura dipartita della Presidente eletta poco più di un anno fa, Jole Santelli. Parliamo della Calabria, da sempre laboratorio politico e bacino di appetiti extraterritoriali che, anche questa volta, è una terra destinata a far discutere.

    Non solo per il curioso caso che a fare campagna elettorale dal Pollino allo stretto di Messina in questi giorni vi siano esponenti non autoctoni, in sequenza, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris, il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro ed il presidente della Liguria Giovanni Toti, ma anche per per le curiose scosse telluriche pre-elettorali dei partiti, delle coalizioni e dei notabili locali.

    Centrodestra amarcord: Fi in auge ora come allora

    Gli azzurri in Calabria godono da sempre di ottima salute. Se i sondaggi danno i berlusconiani intorno al 7%, basti pensare che alle regionali calabresi del 2020 Forza Italia raggiunse il 12,33% con oltre 95mila voti e 5 seggi (ma, occorre considerare che la Presidente era espressione di Fi e la sua lista “Jole Santelli Presidente” che raggiunse l’8,45% e oltre 65 mila preferenze, esprimeva varie personalità “di partito”. Inoltre, era presente la lista civica “Casa delle libertà” che raggiunse il 6,40% e quasi 50mila preferenze, anch’essa contenente personalità azzurre o, comunque, “di area”).

    Insomma, oggi, dove è schierato come candidato di coalizione l’ormai ex capogruppo alla Camera dei Deputati, Roberto Occhiuto, la lista Forza Italia e la lista civica “Forza Azzurri” si preparano ad essere il perno della imminente competizione autunnale.

    Certo, rimane il problema dei candidati “scomodi”, financo, “chiacchierati”. Per questo Roberto Occhiuto, fratello di Mario, sindaco di Cosenza alla fine del secondo mandato ed ex candidato alla Presidenza della Regione l’anno scorso (sul cui nome piombò il veto di Matteo Salvini), si è affrettato a chiedere controlli preventivi delle liste alla commissione parlamentare antimafia guidata da Nicola Morra.

    Fanno, comunque, molto chiacchierare le candidature degli “amici di Tallini”, l’ex Presidente del Consiglio regionale (ed ancora oggi coordinatore provinciale di Forza Italia Catanzaro) finito al centro dell’inchiesta della Dda di Catanzaro “Farmabusiness” e indagato per concorso esterno in associazione mafiosa e voto di scambio politico-mafioso. La prima è quella di Claudio Parente, ex capogruppo di Forza Italia in Consiglio regionale, nei confronti del quale la procura di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio per corruzione giusto il mese scorso in riferimento ad un progetto di qualificazione di un quartiere di periferia del capoluogo di Regione. La seconda è quella di Valeria Fedele, direttore generale della Provincia di Catanzaro, il cui nome (non è indagata) compare nella parte delle carte dell’inchiesta “Imponimento” riguardanti le elezioni comunali del suo paese, Maida, avvenute nel 2017. Nelle carte si legge che il padre della Fedele, detto “Delfino” era pronto ad intercedere per la figlia, allora candidata sindaca, chiedendo aiuto a Rocco Anello, considerato dagli inquirenti il boss della cosca Anello-Fruci. Il tutto, compreso l’incontro col presunto boss, è stato corredato da intercettazioni telefoniche ed ambientali della Dda di Catanzaro.

    Un’altra “spina nel fianco” è rappresentata dall’attuale presidente del Consiglio regionale, Gianni Arruzzolo, il cui nome è finito nelle carte dell’inchiesta “Faust” che ha coinvolto il sindaco di Rosarno, Giuseppe Idà. Arruzzolo, pur non essendo indagato, viene citato negli atti perché Francesco Pisano, presunto delegato della omonima cosca a “curare i rapporti con la classe politica”, “si preoccupava di non comunicare direttamente con Giovanni Arruzzolo”. Parlava molto, però, con il fratello, Francesco Arruzzolo, tanto da definirsi reciprocamente nelle intercettazioni “ciccio” e “ciccillo”.

    Udc in rigor mortis, mentre la Lega è in affanno

    “L’Udc è morto, è stata una storia bella, ma è finita. Inutile accanirsi”tuonava Pierferdinando Casini nel 2013 dopo la debacle elettorale alle elezioni politiche e prima di ufficializzare il suo feeling per Matteo Renzi. In Calabria, invece, lo scudocrociato giusto un anno e mezzo fa ottenne il 6,8% e 53mila voti (con un picco dell’11,1% sulla provincia di Reggio Calabria).

    Anche oggi, nonostante lo “spacchettamento” con il partito di Maurizio Lupi, “Noi con l’Italia” e nonostante l’arresto a febbraio del segretario regionale (e assessore regionale al bilancio) Franco Talarico nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Catanzaro denominata “Basso profilo”, l’Udc si appresta ad ottenere un lodevole risultato, avendo inglobato noti signori delle preferenze come il Presidente della Commissione sanità Sinibaldo Esposito, la consigliera regionale eletta già due volte a sinistra, Flora Sculco e l’ex leghista Luigi Novello.

    Acque agitate in casa Lega, dove si registrano numerosi malumori e defezioni pre-elettorali di esponenti di spicco, come l’unico consigliere comunale salviniano a Cosenza, Vincenzo Granata e il noto esponente regionale Bernardo Spadafora. E se a Crotone, l’ex candidato alle politiche Giancarlo Cerrelli è stato espulso (portando l’unica consigliera leghista eletta nella città pitagorica, Marisa Cavallo, a transitare nel gruppo misto), altri “big” ex candidati regionali con un seguito da migliaia di preferenze come l’editore crotonese Salvatore Gaetano e il dirigente del Tribunale di Catanzaro Antonio Chiefalo, sono transitati nelle liste di Forza Italia.

    Nonostante la presenza agostana del leader Matteo Salvini in Calabria tra vacanza e politica, la Lega non ha più il vento in poppa di un anno fa ed il tentativo di blindare l’attuale facente funzioni Nino Spirlì per una futura vicepresidenza in caso di vittoria, potrebbe vacillare in caso di debacle. La lista al sostegno di Occhiuto, però, sembra parametrata per la riconferma dei consiglieri uscenti, anche se spazio potrebbe non esserci più per tutti. L’attuale Presidente della commissione affari istituzionali del Consiglio regionale, Pietro Raso, potrebbe prevalere sul segretario questore Filippo Mancuso, che ha perso strada facendo l’appoggio del sindaco di Catanzaro Sergio Abramo ed è stato travolto da “scandali” mediatici che hanno avuto grossa eco, come la nomina come autista di un sindaco del catanzarese e la nomina nella sua struttura consiliare della compagna del ginecologo Antonino Coco, definito nelle carte dell’inchiesta “Chirone”, un “professionista posto al servizio della ‘ndrangheta”.

    Fdi dalle stalle alle stelle

    Il partito di Fratelli D’Italia in Calabria risente dei riflessi positivi del consenso nazionale che sta trainando la leader Giorgia Meloni. Il voto di opinione dei simpatizzanti di destra, probabilmente, transiterà dalla Lega ai sovranisti, togliendo il sonno a Salvini.

    Certo, numerosi sono stati gli arresti e gli scandali dei meloniani di Calabria in questo anno e mezzo. Il capogruppo uscente, Filippo Pietropaolo, è in corner per un secondo mandato, anche se la lista che lo sosterrà vede personaggi con scarso consenso e riempilista “last minute” come il vicepresidente del consiglio comunale di Lamezia Terme (ancora, ad oggi, in Forza Italia), Matteo Folino e l’ex commissaria Udc di Lamezia Terme Rosina Mercurio.

    Italia viva svolta a destra, ma non lo dice

    Da fine maggio a fine luglio, Italia Viva era “scesa in campo” in Calabria con un proprio candidato Presidente, il senatore e sindaco di Diamante, Ernesto Magorno. Dopo il fatidico passo indietro, si sono segnalate due fazioni interne ai renziani: Magorno e i fedelissimi che strizzavano l’occhiolino a Roberto Occhiuto (lo stesso senatore ha dichiarato pubblicamente per aver votato e sostenuto Jole Santelli nel 2020, espressione di Forza Italia) e la maggioranza dell’assemblea di Italia Viva di Cosenza e Lamezia Terme che, invece, viravano a sinistra, con il placet della senatrice Silvia Vono, incaricata dal vicepresidente nazionale Ettore Rosato di gestire la “pratica regionali”. Quest’ultimo, proprio ieri, ha annunciato che Iv in Calabria “sarà alla finestra”, ma esponenti di spicco dei renziani, come il sindaco di Sellia Marina, Francesco Mauro, sono già candidati a destra.

    L’atomismo della sinistra

    Un altro tratto “vintage” rinvenibile nell’eterno laboratorio politico calabrese è il revival dello storico atomismo della sinistra. Una vena auto-distruttiva che in Calabria vede il sindaco di Napoli (ancora in carica) Luigi de Magistris riunire la galassia della sinistra massimalista (tra cui la lista “Calabria resistente e solidale” con tanto di falce e martello) sostenuto dal presidente dell’antimafia Nicola Morra, l’ex presidente della Regione Mario Oliverio, in rotta con il suo (ex?) partito, il Pd, in campo con una sua lista civica e la scienziata Amalia Bruni, collante del centrosinistra “tradizionale” allargato al M5S e a movimenti civici progressisti.

    A pochi giorni dalla presentazione delle liste, quindi, si registra il solito scontro tra correnti e notabili all’interno del Partito Democratico, con al centro la polemica, che tiene banco su tutti i giornali locali, per la candidatura della cognata della candidata presidente, la consigliera comunale del Pd di Lamezia Terme, Aquila Villella. Se da un lato c’è chi riconosce la sua storica militanza nel Pd (anche se nel 2015 lasciò il Pd per seguire suo cognato, l’allora candidato sindaco di Lamezia Terme Tommaso Sonni, marito dell’attuale candidata Presidente di Regione del centrosinistra), dall’altro c’è chi storce il naso e parla del solito familismo amorale della sinistra.

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