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    Ieri le auto blu erano il male, oggi i Cinque Stelle ne acquistano 8.200: signori, ecco il populismo al governo

    Di Maio sostiene di non sapere nulla dell'acquisto delle auto blu

    Il commento di Giulio Cavalli

    Di Giulio Cavalli
    Pubblicato il 2 Apr. 2019 alle 16:09 Aggiornato il 18 Apr. 2019 alle 09:44

    Non lo sapeva. Ha detto così, il vicepremier Di Maio, rimanendo un po’ stordito alla domanda del giornalista. Loro che per anni hanno fatto da scartabellatori sulle spese degli altri, all’opposizione, ora che sono al governo subiscono spese di cui non sanno nulla e, guarda caso, sono le stesse per cui sarebbero saliti sulle barricate.

    8.250 auto blu sono state prese dal governo giallo-verde a loro insaputa come nei momenti più bassi dei governi precedenti, quando si scopriva qualche magagna che avrebbe dovuto passare inosservata.

    Così si viene a sapere di due bandi lanciati dal governo a fine che prevedono a noleggio 7.900 automobili con una cilindrata sotto i 1.600 e di 380 con cilindrata superiore per un costo totale di 168,5 milioni.

    E siamo ben lontani dai soldi restituiti ai cittadini dal gruppo parlamentare del M5S, a dimostrazione del fatto che una buona amministrazione fa risparmiare molto di più degli affezionati ai gesti simbolici.

    Il primo lotto sono le cosiddette auto grigie utilizzabili anche senza autista mentre sono addirittura blindate. Per carità, niente di male: il parco auto delle forze dell’ordine è scarso e vecchio da tempo indicibile. Peccato però che solo 1.500 andranno a loro mentre le altre sono tutte per gli stomaci di ministeri, Enti Locali, Regioni e Asl. Ovviamente solo una minima quantità sono ibride o elettriche.

    Così lo stesso Di Maio che aveva contestato Renzi perché tra il 2014 e il 2018 le auto blu erano scese solo da 66mila a 29mila ora si ritrova con 8.280 auto nuove di zecca da dover giustificare ai suoi. Del resto, se vuoi allevare un corpo votante tutto sulla propaganda ora verrà difficile trovare una giustificazione degna di questo nome.

    E infatti Di Maio che fa? Prima si complimenta con il giornalista de Il Messaggero che ha scoperto l’inghippo (ma come? La stampa brutta e cattiva?). Poi dice di voler insediare una commissione interna al governo per capire chi ha dato il via al bando (e avanti con la dietrologia della manina quando semplicemente la destra non sa cosa fa la sinistra) e infine promette al massimo di bloccare tutto (non può farlo, i bandi sono già partiti) o, al limite “protesteremo”, dice. Giuro. Ha detto così.

    In pratica Di Maio si appresta a protestare con il governo che presiede, roba da fare sanguinare gli occhi solo a leggerla. È una storia minima, certo, nel bailamme della situazione economica nazionale, ma rende bene l’idea della confusione che ci sia dentro i ministeri, quasi mai in collegamento tra loro, soprattutto tra leghisti e grillini.

    E alla fine troveranno qualche altro argomento per non farne scrivere più. E noi, saremo qui a ricordarglielo.

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