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    Un medico di base per le persone senza dimora: la legge partita dalle Regioni arriva in Parlamento

    Credit: Pixabay
    Di Maurizio Tarantino
    Pubblicato il 18 Mar. 2022 alle 10:22 Aggiornato il 18 Mar. 2022 alle 12:05

    Esiste una responsabilità civile, prima ancora che culturale e sociale, che lo Stato italiano dovrebbe assumere nel rispetto della cittadinanza e che ogni tanto, per misteriosi motivi, sembra dissolversi.

    Non è solo una questione politica, attiene piuttosto all’indifferenza sociale.

    Essere una persona senza fissa dimora significa essere senza alcun diritto e identità e priva di tutela statale. Il welfare pubblico, che dovrebbe essere fondamentale per migliorare la vita di queste persone, è gravemente carente. Le circa 60.000 persone che oggi in Italia sono senza dimora, quindi quasi sempre senza residenza, non vedono riconosciuta la loro identità: non hanno documenti, non hanno diritto al lavoro, non possono usufruire del reddito di cittadinanza, non accedono ad alcun tipo di welfare locale e nazionale, non possono votare, non possono usufruire della sanità pubblica, se non per le singole prestazioni di pronto soccorso.

    E su quest’ultimo punto, relativo al diritto all’assistenza sanitaria, vogliamo segnalare un’iniziativa lodevole.

    Nell’arco del 2021, durante la pandemia, il Consigliere regionale dell’Emilia-Romagna, nonché Presidente della ONLUS “Avvocati di strada”, Antonio Mumolo, per la prima volta nell’Assemblea legislativa della Regione ha proposto e ottenuto una legge che garantisca il medico di base alle persone senza fissa dimora. Sembra quasi banale, lo diamo per scontato, ma non avere un medico di base significa non accedere alla prescrizione di farmaci e dunque alla cura. Questo non è solo un problema per il singolo, ma per la salute pubblica, soprattutto in tempo di covid. La proposta dell’avvocato Mumolo, in quell’Emilia culla di tante azioni pioniere proprio nel welfare, ha avuto un consenso bipartisan ed è passata all’unanimità, garantendo così un medico di base a tutte le persone che non hanno una residenza fissa. 

    La cosa ha avuto un carattere eccezionale per una duplice ragione: era la prima volta in cui si riconosceva alle persone senza fissa dimora la possibilità di accedere alle cure mediche ed è stata anche la prima volta in questa legislatura che l’iniziativa di un Consigliere è diventata legge. Di solito questo non accade perché le leggi in Emilia-Romagna sono normalmente proposte dalla Giunta e non dai Consiglieri. Ma la vicenda non si ferma qui, perché la rete degli “Avvocati di strada”, capillare in tutta Italia e con migliaia di associati, ha sostenuto la legge in ogni angolo del Paese: i le regioni Liguria, Lombardia, Veneto, Toscana, Lazio, Marche, Abruzzo e Calabria hanno già proposto la stessa legge, in Puglia è stata  già approvata e in Piemonte deliberata dalla Giunta.

    Un’iniziativa eccellente, partita dal basso e promossa da un soggetto associativo – quello di “Avvocati di strada”, appunto – in contatto diretto con le persone senza dimora ed i loro bisogni. 

    Grazie a questa importante iniziativa, decine dì migliaia di persone, per lo più italiani, che oggi non hanno un medico e nessun accesso alla cura – escluso il pronto soccorso – possono immaginare una tutela che fino ad ora incredibilmente non era per loro prevista.

    La questione è diventata nazionale grazie anche a una petizione promossa da Leonardo Cecchi, noto influencer, e soprattutto all’impegno di Marco Furfaro, già responsabile comunicazione della segreteria Zingaretti, oggi con delega all’allargamento del Partito Democratico. Furfaro insieme a un gruppo di persone appartenenti a quell’universo della sinistra che muovendo dall’associazione Futura fino a Prossima – la nuova area politica culturale del partito democratico – ha deciso di promuovere un’Agorà dedicata esclusivamente al tema.

    L’Agorà “Avrò cura di te” si terrà oggi alla presenza del segretario Enrico letta e del Ministro della Salute, Roberto Speranza. Tra i relatori al tavolo emergono le importanti adesioni della Comunità di Sant’Egidio, Cnca, Caritas, Giovanni XXIII, Emergency, Cittadinanza attiva e altri, oltre all’associazione dei medici italiani. Attorno a quest’Agorà (che ricordiamo essere lo strumento che il Segretario Letta ha voluto per collegare il PD alle istanze della società civile) è stato creato un gruppo di solidarietà nazionale che auspica che quest’iniziativa diventi una legge nazionale.

    Le aspettative sono molto alte sull’eventualità che il Ministro possa sposare la legge già proposta su scala regionale e che è stata già depositata anche in Parlamento.

    Tutto ciò fa ben sperare che forse i diritti sociali dell’uomo possono essere tutelati e tornare centrali nel dibattito politico. Sarebbe opportuno tramutare in fatti le tante parole spese sulla necessità di solidarietà verso chi sta patendo le peggiori sventure, ovvero tutte le persone costrette a non avere più una casa e che hanno perso tutto ciò che avevano. E le cronache quotidiane purtroppo tristemente fanno tornare alla ribalta questo tema.

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