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    Quanto costa l’accoglienza dei migranti in Italia

    Credit: Afp

    Il ministro Salvini ha affermato di voler tagliare i 5 miliardi che il governo spende per l'accoglienza dei migranti: corrisponde al vero la cifra citata dal leader della Lega?

    Di Enrico Mingori
    Pubblicato il 7 Giu. 2018 alle 12:57 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 02:15

    Poche ore dopo essere stato nominato ministro dell’Interno, il segretario della Lega, Matteo Salvini, ha affermato di voler tagliare i 5 miliardi che l’Italia spende per l’accoglienza di migranti.

    “Mi sono confrontato con il nuovo presidente del Consiglio e gli ho chiesto di prestare attenzione ai quei 5 miliardi di euro che anche quest’anno sono destinati al mantenimento dei richiedenti asilo. Vorrei dare una sforbiciata, mi sembrano tantini”, ha detto Salvini.

    Corrisponde al vero la cifra citata dal ministro?

    Prima di rispondere a questa domanda occorre fare una premessa per spiegare brevemente come funziona in Italia il sistema dell’accoglienza dei migranti.

    Come funziona l’accoglienza dei migranti in Italia

    Innanzitutto, a scanso di equivoci, bisogna distinguere tra migranti regolari e irregolari. Solo i primi ricevono assistenza dallo stato italiano. I secondi, proprio in quanto clandestini, è come se non esistessero.

    Tra i migranti regolari, bisogna fare un’ulteriore distinzione tra coloro che hanno un permesso di soggiorno e coloro che hanno diritto di vivere sul territorio italiano in virtù di un permesso per protezione internazionale, come l’asilo politico.

    I migranti che vediamo sbarcare sulle nostre coste, quelli a cui fa riferimento Salvini, appartengono a questa seconda categoria.

    Una volta raggiunta l’Italia, questi migranti richiedono il permesso per protezione internazionale. La decisione è affidata a una serie di commissioni istituite presso le prefetture delle singole città.

    Il completamento dell’intera procedura richiede diverso tempo, in media un anno e mezzo.

    Nel frattempo questi migranti vengono gestiti nell’ambito del sistema nazionale di accoglienza, che è articolato in due tipologie diverse: i centri governativi e lo Sprar.

    I centri governativi sono strutture che offrono accoglienza a diverse tipologie di migranti e si distinguono in: Cpsa (centri di primo soccorso e accoglienza), Cda (centri di accoglienza), Cara (centri di accoglienza per richiedenti asilo) e Cie (centri di identificazione espulsione)

    Lo Sprar è il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati ed è gestito attraverso gli enti locali con l’essenziale supporto e ausilio del terzo settore, che offre soprattutto servizi per l’accoglienza e l’integrazione dei soggetti beneficiari, in quanto si tratta di strutture ospitanti un numero di posti limitato.

    Tra queste strutture ci sono anche gli alberghi i cui gestori danno la disponibilità a ospitare i migranti.

    Quanti migranti ci sono in Italia

    Il numero degli sbarchi ha conosciuto un’impennata nel 2015 e nel 2016, mentre è diminuito nel 2017 e la tendenza calante sembra confermata nella prima parte del 2018.

    A fine 2016 il numero di migranti gestiti dal sistema di accoglienza nazionale era pari a 183mila.

    A fine 2017 il numero era sceso a 176mila, con una notevole riduzione in particolare nella seconda parte dell’anno.

    Tra il primo gennaio e il 7 giugno 2018, in base ai dati del Ministero dell’Interno, i migranti sbarcati sono stati 13.808.

    Nello stesso arco temporale erano stati 48.987 nel 2016 e 61.201 l’anno successivo.

    Quanto costa l’accoglienza dei migranti

    Come ricorda l’agenzia di stampa Agi in questo articolo, l costo medio per l’accoglienza di un singolo migrante è calcolato dalla Corte dei Conti tra i 30 e i 35 euro al giorno,  a cui vanno aggiunti i costi per la presentazione della domanda di protezione internazionale.

    Il Documento di economia e finanza (Def) varato dal governo uscente, guidato da Paolo Gentiloni, afferma che nel 2017 la spesa per l’accoglienza dei migranti è stata pari a 4,3 miliardi di euro.

    Di questa somma il 68,6 per cento serve per i costi dell’accoglienza pura, il 18 per cento per le operazioni di soccorso in mare e il 13,5 per cento per le spese di sanità e istruzione.

    I contributi arrivati dall’Unione europea ammontano ad appena 77 milioni di euro.

    Per il 2018 il Def stima una spesa compresa tra i 4,6 e i 5 miliardi di euro, a seconda del numero degli sbarchi.

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