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    Dall’abolizione del Reddito di cittadinanza ai porti chiusi: nel vuoto di idee si rischia la catastrofe (di P. Maddalena)

    Credit: Ufficio Stampa Palazzo Chigi

    I primi atti del governo Meloni sono scoraggianti: la deriva neoliberista presenta il conto

    Di Paolo Maddalena
    Pubblicato il 8 Nov. 2022 alle 07:58 Aggiornato il 8 Nov. 2022 alle 07:58

    Notare il vuoto di idee che si avverte in genere negli interventi televisivi di carattere politico, è davvero scoraggiante. E fortemente scoraggianti e contraddittori sono gli atti compiuti o preannunciati dal Governo Meloni. Infatti, la prima uscita da parte di Salvini è stata quella di chiedere l’innalzamento del tetto del contante fino a diecimila euro, un dono per la Confindustria e, in genere, per gli evasori fiscali, aggiungendo subito dopo la richiesta di attuare la flat tax, cioè la tassa piatta, che favorisce i ricchi e danneggia i poveri, per finire con l’inattuale idea, devastante per l’ambiente, della costruzione del ponte di Messina, idea che, ovviamente, è stata subito condivisa da Berlusconi.

    Angoscioso e detestabile è stato poi vietare lo sbarco in un porto italiano a due navi delle Ong, cariche di migranti. Un divieto disumano che ha costretto le due navi, stracolme di persone disperate, in fuga dalla fame e dalle torture dei lager libici, alla ricerca spasmodica di un porto sicuro. Un’azione contro i più deboli è stata anche quella di voler abrogare il ben noto “reddito di cittadinanza”, che ha salvato oltre un milione di persone dalla povertà assoluta, al fine di utilizzare i fondi a questo fine stanziati, per attuare il pensionamento a quota cento.

    Come contrappunto, sono stati previsti aiuti alle imprese e alle famiglie contro il caro bollette. E, tanto per concludere (ma l’elenco potrebbe continuare), si è stabilito l’obbligo dei medici, che hanno rifiutato di vaccinarsi, di rientrare negli ospedali, mentre, incredibilmente, è stata avanzata persino l’idea di togliere le mascherine all’interno degli Ospedali, che, come è noto, sono ricettacoli di infezioni, e richiedono l’attuazione della massima prevenzione, come giustamente ha fatto, a suo tempo, il ministro Speranza, attirando su di sé l’antipatia dei cosiddetti no- vax.

    Come si nota, un complesso di idee che sbandano da una direzione a un’altra e dimostrano, senza tema di smentita, che questo Governo non segue un progetto ben definito per risolvere i veri problemi che ci attanagliano.

    E i veri problemi che ci attanagliano, e che meritano di essere considerati i più gravi, sono quello del riscaldamento globale (si ricordi che autorevolissimi scienziati hanno ribadito ancora una volta che è prossimo il collasso degli ecosistemi, con una catastrofica fine per tutti gli esseri viventi) e quello della guerra in Ucraina, una guerra che rischia sempre più di diventare mondiale, con l’inevitabile ricorso alla bomba atomica e cioè alla distruzione totale.

    Ed è da sottolineare che alla base di tutto c’e il problema della crisi economica, che è una crisi del neoliberismo, del quale, non si capisce perché, nessuno vuole parlare. Eppure il divario tra ricchi e poveri, arrivato a un punto di rottura, e l’incalzante inflazione, prodotta inizialmente dalla speculazione sui prezzi del gas e dell’energia elettrica, stanno diventando una bomba a orolo- geria, che potrebbe scoppiare da un momento all’altro.

    A mio avviso, è proprio dalla soluzione di quest’ultimo problema che bisogna cominciare. Si dovrebbe cioè capire che a fondamento della crisi economica, c’è l’abbandono del sistema economico keynesiano, che vede nel lavoro lo strumento fondamentale per produrre benessere per tutti, e dà valore all’iniziativa economica privata se e in quanto sia congiunta all’intervento dello Stato nell’economia.

    Un sistema che si fonda sui principi fondamentali di solidarietà e di eguaglianza, sanciti dagli art. 2 e 3, comma 2, della Costituzione. Principi che sono stati apertamente violati dal dominante pensiero “neoliberista”, che persegue un accentramento senza limiti della ricchezza nelle mani di pochi, considera il lavoro una pura merce, e esclude lo Stato dall’economia.

    Esaltando così l’individualismo e, in fin dei conti, l’istinto di sopraffazione tra i singoli e tra gli Stati. Appare chiaro, a questo punto, che non c’è altra via di uscita se non quella del ritorno ai citati principi di solidarietà e di eguaglianza economica.

    I soli capaci di eliminare i pericoli di un crescente scontento collettivo, di una guerra nucleare o di una catastrofe climatica. Che la Meloni si convinca che soltanto la Costituzione è in grado di dare un contenuto reale e una direttrice sicura alla sua azione di governo, se davvero questa è diretta a salvare la nostra Patria da imminenti catastrofi.

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