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    Braccianti agricoli e diritti: iniziamo a vietare il lavoro nei campi nelle ore più calde in tutta Italia

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 29 Giu. 2021 alle 14:18 Aggiornato il 29 Giu. 2021 alle 18:06

    La notizia della morte di Camara Fantamadi, il ragazzo 27enne originario del Mali, stroncato da un malore giovedì pomeriggio dopo aver zappato la terra per oltre quattro ore nelle campagne brindisine ha portato alla decisione da parte del governatore Emiliano di vietare con un’ordinanza regionale “il lavoro in condizioni di esposizione prolungata al sole, dalle ore 12:30 alle ore 16:00 con efficacia immediata e fino al 31 agosto 2021”.

    Una decisione necessaria ma non sufficiente che da sola non basta a frenare l’emergenza vissuta in tutta Italia. I braccianti agricoli, già sfiancati da turni massacranti e da paghe spesso non congrue rispetto al lavoro svolto, sono impiegati nel nostro Paese con una presenza massiccia e prolungata, sottoposti a pressioni e condizioni di vita estenuanti. Ciò che accade nelle campagne pugliesi, si ripropone anche in quelle calabresi, pontine o campane. La morsa del caldo che ormai da anni rende invivibili le estati italiane rende impraticabile il lavoro agricolo nelle ore più calde dal Nord al Sud Italia.

    Come non ricordare il dramma di Paola Clemente, la 49enne bracciante di San Giorgio Jonico che morì d’infarto la mattina del 13 luglio del 2015 nelle campagne di Andria mentre era dedita all’acinellatura dell’uva in condizioni proibitive.

    In Italia si muore di lavoro e di fatica. Ancora e ancora. In questo video girato il 28 giugno 2021 alle 13.20 da Harbhajan Ghuman si vedono lavoratori indiani sikh impegnati nelle campagne pontine durante le ore più calde del giorno.

    A chiedere un intervento del presidente della Regione Molise Donato Toma è il consigliere regionale del Pd Vittorino Facciolla: “Il governatore Michele Emiliano ha ritenuto di dover immediatamente provvedere per tutelare la salute dei lavoratori… Dato che le previsioni parlano di un’estate torrida anche in Molise e dato che anche la nostra regione ben conosce la fatica delle attività agricole e dei braccianti, chiedo al presidente Toma, anche con un’interpellanza che ho già depositato, di vietare il lavoro nei campi dalle 12 alle 16, nelle giornate nelle quali la mappa dell’Inail e del CNR indicherà “rischio alto”.

    Le singole ordinanze non bastano e nemmeno gli appelli ai presidenti di Regione. Occorrono provvedimenti nazionali estesi e immediati. Il vice presidente di Acli Terra Gianluca Mastrovito invita ad “aprire una nuova stagione di richiesta ed affermazione di diritti e giustizia sociale per chi non ha possibilità di chiedere, per chi è schiacciato dal ricatto della necessità”. “I campi vanno presidiati – afferma – i lavoratori affiancati e sostenuti nel denunciare gli aguzzini spesso connazionali, le stesse aziende spregiudicate rendendo pubblici i marchi ed i nomi dei prodotti coltivati dai braccianti ‘schiavi’ perché anche i consumatori possano fare la loro parte. Restituiamo a questo Paese la dignità di una Repubblica fondata sul lavoro… anche nei campi!”.

    Invece di lasciare la decisione in capo ai governatori di Regione, il ministro del Lavoro Andrea Orlando potrebbe proporre ed estendere un provvedimento simile a tutta l’Italia e risparmiare i lavoratori almeno dall’ennesima ondata di calore. Si avverte la necessità di intensificare i controlli e di garantire condizioni più dignitose. Il segretario Gesmundo ne è consapevole: “Cordoglio e dolore per Camara Fantamadi, uno dei tanti operai che arrivano stagionalmente in questo territorio per contribuire alle grandi raccolte che fanno ricca e importante la nostra agricoltura, ricevendo in cambio spesso sottosalario e diritti violati. Per questo chiediamo che vengano incrementati i controlli nelle campagne oltre ad azioni di contrasto soprattutto in questo periodo al caporalato”.

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