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    Fate la politica, non i Bot: un tweet non colma il vuoto di idee

    Di Stefano Mentana
    Pubblicato il 23 Gen. 2022 alle 18:16 Aggiornato il 23 Feb. 2023 alle 18:19

    “Ottimo incontro con @EnricoLetta e @robsperanza. Lavoreremo insieme per dare al Paese una o un Presidente autorevole in cui tutti possano riconoscersi. Siamo aperti al confronto. Nessuno può vantare un diritto di prelazione. #Tutti abbiamo il dovere della #responsabilità”, scrive su Twitter l’ex premier e leader pentastellato Giuseppe Conte alle 10:04 del 19 gennaio.

    Nulla di strano, se non fosse che nello stesso istante, un post identico in tutto e per tutto se non nei nomi dei politici incontrati viene pubblicato anche da Enrico Letta e Roberto Speranza. In sostanza, alle 10:04 gli account dei leader di Partito Democratico, Movimento Cinque Stelle e Articolo Uno hanno pubblicato in contemporanea la bellezza di tre post fotocopia: l’intento è probabilmente stato quello di provare a dare un segnale di unità. L’effetto non è stato però quello desiderato e i tre, più che sembrare leader di partito, sono sembrati dei Bot.

    Che all’interno dei partiti si tenda sempre di più a circondarsi dei cosiddetti yes-man, dal comportamento talvolta più simile a quello di un fan di una pagina Facebook che di un politico, è ormai prassi consolidata in una politica che si muove al tempo dei social. Troppo spesso non sembra esserci spazio per ragionamenti complessi e mediazioni che non possono essere contenute in un tweet, ma ancora non si era arrivati ad avere dei leader di partito con un comportamento da bot.

    Anche se l’intento, forse non uscito benissimo, era quello di mostrare la massima unità e spirito di collaborazione in vista del voto per il Quirinale, quello che non è del tutto chiaro è quale sia l’idea per portare avanti questo obiettivo, al netto di intenti generici come la ricerca di una figura autorevole e l’apertura al confronto.

    Che PD, Cinque Stelle e Articolo Uno abbiano intrapreso un percorso comune, pur con tutte le difficoltà e le eccezioni, è ormai un dato acclarato: eppure ne hanno ancora di strada da fare perché vi sia una reale sintesi politica. Non possiamo dimenticare come fino a poco tempo fa non corresse certo buon sangue tra PD e Cinque Stelle. Un voto al Quirinale col legittimo terrore di non avere il controllo sui propri gruppi parlamentari, con i numeri che pendono più verso il centrodestra e con tante incognite all’orizzonte rende qualsiasi sintesi ancora più difficile. In sintesi, questo goffo tweet può essere tradotto con un “vogliamo fare qualcosa insieme, ma non abbiamo idea di cosa”, mostrando così tutte le attuali vulnerabilità di questa alleanza.

    Se percorso comune deve essere, un messaggio del genere non aiuta, soprattutto mentre le indiscrezioni parlano di possibili accordi tra i tre partiti per le ipotesi Draghi o Mattarella bis, le due ipotesi che più di tutte delegano la scelta ad altri o la mettono nel congelatore in attesa di idee più chiare.

    C’è solo una cosa che i partiti dovrebbero aver chiara: che si tratti di un affrontare un’elezione o costruire un’alleanza non servono i bot o gli hashtag. Serve la politica.

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