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    Solidarietà a Israele sì, ma ai palestinesi no: la Rai a Sanremo mostra il peggio di sé

    Di Giulio Gambino
    Pubblicato il 12 Feb. 2024 alle 09:34 Aggiornato il 12 Feb. 2024 alle 18:07

    Sarebbe bastato parlare anche di popolazione palestinese. E invece nel messaggio in solidarietà con Israele dell’Amministratore Delegato Rai, letto ieri in diretta tv da Mara Venier nel dopo-Sanremo, trapela il peggio dell’emittente pubblica televisiva dello Stato italiano.

    E non importa se così facendo la popolazione palestinese passa automaticamente per connivente, violenta, terrorista, quando invece è solo brutalmente uccisa, da ormai 120 giorni.

    Il problema principale del comunicato Rai è la meschinità della sua unilateralità: se invece di scrivere “in solidarietà con Israele”, l’Ad della Rai avesse scritto “in solidarietà con le popolazioni civili di israeliani e palestinesi” vittime di uno scontro iniquo che prosegue da diversi decenni, non si sarebbe indignato nessuno e “l’atto dovuto“ della tv di Stato (per quello “stop al genocidio” di Ghali) sarebbe stato accolto come un messaggio di unanime solidarietà e non infuocato.

    Invece siamo talmente privi di umanità e proni agli interessi di chi ci governa che, 24 ore dopo “un’affermazione” (era meglio scrivere “le parole di Ghali”), avvertiamo il bisogno di prendere le distanze dal buon senso del cessate il fuoco, della pace.

    Senza considerare la gestione della Rai su Gaza durante il festival: nelle 5 sere di Sanremo regnava una sorta di omertà, di non-detto; dall’Ariston non una parola sul conflitto, come se nulla stesse accadendo lì fuori, un’auto-censura che ha finalmente alimentato gli appelli e messaggi di Ghali, di Dargen, eccetera (e ben vengano).

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