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    La Ztl di Roma e il popolo: quando il privilegio non è una colpa, ma lo può diventare

    Di Flavia Restivo
    Pubblicato il 25 Lug. 2023 alle 10:17 Aggiornato il 25 Lug. 2023 alle 10:21

    Da novembre 2023 entrerà in vigore la nuova Fascia Verde a Roma con divieto per mezzi “Euro 1,2 e 3” e la costruzione di cinquantuno varchi in giro per la città. Recenti, le deroghe messe in atto dopo le forti proteste che hanno scosso la capitale, arrivando ad esentare in un secondo momento, le auto a diesel Euro 4 e le auto a benzina Euro 3 con una serie di ulteriori eccezioni su autobus pubblici, veicoli della polizia, servizi per la gestione rifiuti ed altro.

    Ora la delibera dovrà passare al vaglio della Regione Lazio. Soddisfatti i consiglieri di maggioranza per la mediazione raggiunta tra il piano regionale per la qualità dell’aria e le numerose rimostranze dei cittadini.

    Ma partiamo dal principio, la manovra di modifica della nuova fascia verde è stata giustamente pensata per raggiungere degli obbiettivi di qualità dell’aria che l’agenda 2030 prevede e che Roma ovviamente non rispetta, considerando in particolare, che ogni nucleo familiare possiede almeno tre autoveicoli.

    Le motivazioni le sappiamo: vaste distanze, mezzi pubblici inutilizzabili e difficoltà impensabili di spostamento. Il problema è alla base, la coscienza che i mezzi pubblici non siano forniti nella maniera più adeguata e che quindi i cittadini romani debbano provvedere da soli a questa esigenza legittima.

    Ma andiamo avanti, Roma ha un gravissimo problema di qualità dell’aria e questa manovra (la fascia verde appunto) risulta assolutamente obbligata in quanto necessaria in assenza di una modalità più veloce.

    Nell’ultimo mese sono cambiate molto cose, a partire dal provvedimento per istituire per gli studenti under 18 i mezzi pubblici gratis, notizia fresca della giornata.

    La vera falla non sono solo le proposte, ma l’empatia con cui sono state trasmesse, totalmente inesistente. Si è trattato di un provvedimento calato dall’alto, senza un briciolo di preoccupazione, senza una spiegazione, una rassicurazione, una possibile soluzione. Molte persone della giunta non riuscivano a capire quale fosse il problema perché non lo comprendevano fino in fondo.

    Un problema che chi non ha mai preso un autobus nella capitale non può assolutamente comprendere.

    Cosa andava fatto quindi? Aprire un dialogo reale con i cittadini, comprendendo che la popolazione romana fosse composta anche da persone o famiglie che non hanno la possibilità reddituale per permettersi una macchina ultimo modello.

    La soluzione più ovvia sarebbe potenziare il trasporto pubblico, ma sappiamo che i tempi sono estremamente lenti. Nel breve periodo si può comunque fornire un bonus per il trasporto elettrico da concordare tra Comune e Regione come già avvenuto in altre regioni italiane.

    Ma se il pubblico non bastasse? Si potrebbe sempre pensare a qualche partnership con il mondo privato che possa avviare una campagna per aiutare nello smaltimento dei veicoli vecchi e nell’acquisto di veicoli a basso impatto inquinante.

    Per l’empatia la ricetta sarebbe forse quella di vivere la città come persone normali” per capirne davvero le problematicità.

    Il privilegio non è una colpa, ma lo può diventare.

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