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    Se il Pd pensa solo alle alleanze è un problema per tutto il centrosinistra (di S. Mentana)

    Al Nazareno, farebbero bene a scegliere chi vogliono essere invece di discutere con chi vogliono stare, prima che sia troppo tardi

    Di Stefano Mentana
    Pubblicato il 26 Gen. 2023 alle 17:05

    Dire che il dibattito sul futuro del Partito Democratico non stia parlando di contenuti è un’affermazione ormai talmente abusata da risultare un cliché. Forse meno evidente è invece il modo in cui tale dibattito si sta sviluppando, con interventi di persone che auspicano lo scioglimento del Pd (con buona pace delle oltre cinque milioni di persone che lo hanno votato) o cercano di tracciarne un nuovo perimetro a immagine e somiglianza dei loro desideri.

    Al tempo stesso, il dibattito congressuale sembra svilupparsi intorno a una serrata discussione su chi sia l’alleato di riferimento tra Movimento Cinque Stelle e il cosiddetto Terzo Polo, su quale sia il giudizio politico riguardo Giuseppe Conte, nonostante del Pd non abbia mai fatto parte, o sulla necessità di lasciare il renzismo fuori dal Pd, partito che tuttavia Renzi ha lasciato nell’ormai lontano 2019.

    Ciò che si legge tra le righe è che in casa dem si è molto attivi nel parlare degli altri partiti e del rapporto da tenere con essi ma si perde completamente la bussola quando si deve provare a decidere cosa essere. In questo clima ad alto rischio subalternità, suona quasi lapalissiano il commento di un altro politico di lungo corso che del Pd non ha mai fatto parte (salvo da due legislature finire in parlamento grazie anche al suo sostegno nei collegi uninominali), come Pier Ferdinando Casini. Ospite della trasmissione Che tempo che fa, l’ex esponente della Democrazia Cristiana ha detto: «Il Pd faccia il Pd invece di preoccuparsi delle alleanze», denunciando il rischio che Cinque Stelle e Terzo Polo si comportino da piranha di fronte alle indecisioni del partito.

    Il fatto che tanta linearità arrivi da una persona che non fa parte del Partito Democratico dovrebbe far riflettere coloro che stanno animando un percorso congressuale lontano dall’essere lineare e che sembra prima di tutto voler discutere su quale sia il soggetto politico cui votarsi come subalterni, rinunciando almeno apparentemente in partenza alla volontà di essere protagonista.

    I partiti nella loro storia possono cambiare linea, ma il Pd nacque, nell’ormai lontano 2007, con una funzione chiara: essere il punto di riferimento del centrosinistra. Nonostante nel passato più recente abbia giocato male questa carta, ha mostrato di ricoprire ancora questo ruolo, perché l’unica costante possibile in un’alleanza di centrosinistra è proprio il Pd (Cinque Stelle e Terzo Polo non possono allearsi tra loro, ma entrambi lo possono fare con i dem, separatamente o, con maggiori difficoltà, insieme). Se abdica a questa sua funzione il problema non è dunque solo del partito, ma di tutto il centrosinistra che perderebbe il suo perno principale. Allora, farebbe bene prima che sia tardi a scegliere chi essere, e non con chi stare. A quel punto saranno gli altri a chiedere al Pd di allearsi con loro, non viceversa.

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