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    Il Papa lancia bordate contro l’Occidente capitalista, ma giornali e politica scelgono di ignorarlo

    Di Rinaldo Gianola
    Pubblicato il 15 Feb. 2023 alle 11:16

    Forse non bisogna esagerare, magari non serve tirare conclusioni affrettate. Però appare sempre più evidente che il sistema dell’informazione italiano ha un problema, o più di uno, con Papa Francesco. Le sue parole, i suoi messaggi, le sue azioni non trovano un’attenzione adeguata nei media e nella politica, non hanno lo spazio che meritano.

    Sempre più spesso, come è avvenuto per il suo recente viaggio in Africa, i suoi interventi sono quasi sminuiti, deformati, emarginati per evitare di dare conto dei contenuti e delle possibili, sgradite conseguenze.

    Pare che, a un certo punto del pontificato, sia scattato un meccanismo generale per attutire la forza delle parole di questo gesuita argentino di origine piemontese, che usa un linguaggio chiaro, esplicito, diretto. Un linguaggio che miscela la saggezza e la sensibilità del vecchio pastore della Chiesa con l’aspirazione a denunciare con durezza le ingiustizie del mondo.

    Francesco si occupa di fede, delle tragedie del mondo, ma i suoi messaggi vanno oltre, hanno un peso enorme sulle coscienze delle persone, anche quando non riescono a scalfire i muri del potere che non vuole ascoltare.

    Proprio un anno fa circa era apparso clamoroso l’imbarazzo di politica e informazione davanti alle accuse di Francesco contro il riarmo, quando definì una “follia” la corsa ad aumentare le spese militari, compresa la scelta italiana di portare dall’1,5% al 2% del Pil annuo gli investimenti per la difesa.

    Poi ci sono stati gli interventi sul capitalismo, sugli imprenditori che rischiano di diventare speculatori, sul merito che viene usato per discriminare i poveri.

    Ora il faticoso e formidabile viaggio in Africa ha offerto un esempio della distanza tra la statura morale di un Papa di 86 anni che si muove in carrozzella pronunciando discorsi a sostegno dei reietti del mondo e il cauto atteggiamento, la timidezza, per non dire di peggio, del sistema dei media impegnato a ridimensionare il ruolo del Papa, ad attutire la forza delle parole.

    La missione in Africa e le successive riflessioni di Francesco sono state almeno sottovalutate, quasi che l’argomento non fosse in sintonia con l’aria che tira.

    Forse è un caso, ma l’attenzione dell’informazione è più alta quando si tratta di lanciare il libro di padre Georg, il segretario di Benedetto XVI, di frugare negli scandali e di origliare i pettegolezzi che filtrano dalle mura vaticane, argomenti da prima pagina.

    Il viaggio di Francesco, comunque, è stato un evento che segna il suo pontificato e lascia una traccia profonda in Africa. Nella Repubblica Democratica del Congo, ex Congo belga dove oggi vivono 110 milioni di persone, Francesco ha lanciato un monito alle potenze internazionali che cercano di assicurarsi le enormi risorse minerarie del Paese con una logica neocoloniale.

    “Togliete le mani dalla Repubblica Democratica del Congo. Smettete di soffocare l’Africa. Non è una miniera da sfruttare né una terra da saccheggiare!”, ha ammonito il Papa che in Congo. E poi, nel giovane Sud Sudan, ha ascoltato le testimonianze delle vittime di guerre, massacri, stupri, mutilazioni, violenze, dicendosi “sconvolto”.

    Dalla sedia a rotelle, Francesco si è fatto difensore dei diritti delle popolazioni dei Paesi africani contro i saccheggiatori armati di machete o altri, più raffinati, che si nascondono dietro le grisaglie di Wall Street.

    La sua azione schiera la chiesa a fianco dei popoli indifesi e offesi, ma c’è un monito prevalente che ci riguarda, che condanna la vocazione predatoria dell’Occidente industrializzato, dell’Europa, degli Stati Uniti, della Cina.

    La nostra economia e il nostro sviluppo hanno bisogno del tesoro gigantesco che si nasconde nelle viscere del Congo e in larga parte dell’Africa. Terre rare, coltan, uranio, cobalto, petrolio, diamanti e molto altro, tutte risorse che potrebbero diventare un’occasione di emancipazione e di sviluppo sociale e civile in Africa se questo continente non fosse sistematicamente defraudato.

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