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    Italia, cinema chiusi: ma va bene se un parroco apre la sala per trasmettere in streaming la messa pasquale

    Di Giulio Cavalli
    Pubblicato il 7 Apr. 2021 alle 12:24 Aggiornato il 7 Apr. 2021 alle 12:44

    Cari colleghi artisti, la soluzione ormai è dietro l’angolo e ci arriva direttamente da Fiorano Modenese dove la parrocchia di San Giovanni Battista, nella persona del prete (ma evidentemente anche direttore artistico) don Paolo, ha pensato bene di aprire il Cinema Teatro Primavera per trasmettere in streaming la messa pasquale, con tanto di poltroncine e luci abbassate e decine di persone che si godevano lo spettacolo. Mancavano solo i pop corn.

    La parrocchia infatti ha deciso, vista l’alta affluenza di fedeli, di riaprire il cineteatro alla faccia del Dpcm che bloccato interamente il settore. Imperdibile il tentativo di difesa del parroco che a Repubblica Bologna dice: “Il Dpcm vieta le attività teatrali e cinematografiche, ma noi non abbiamo fatto né l’una né l’altra. Quella sala non viene utilizzata come cinema da ormai 13 anni, non abbiamo neanche più la licenza: semplicemente l’abbiamo impiegata come salone perché non sapevamo come altro mettere a riparo i fedeli”.

    Qualcuno dovrebbe avere l’ardire di spiegarci che differenza ci sia tra i rischi di persone sedute in un cinema a vedere un film e una messa in streaming. Il virus si diffonde in base al contenuto della proiezione? È una variante santa? Però se ci pensate a questo punto viene facile anche immaginare una soluzione per il settore dello spettacolo: basterebbe riuscire a vendere un monologo subito dopo l’omelia, oppure recitare un buon rosario nell’intervallo tra il primo e il secondo tempo di un film.

    Del resto anche il sindaco della città Francesco Tosi si è affrettato a dichiarare che “tutte le regole sono state rispettate”. Ha ragione il caro sindaco: scherza con i fanti ma lascia stare i santi. Basta ammantare di un po’ di sacro, anche solo con una spolveratina in streaming, un luogo considerato insicuro per decreto e magicamente la situazione si disinfetta. E se qualcuno osa fare notare che la messa in streaming si potrebbe anche tranquillamente seguire da casa allora rispondono pronti che si perderebbe “il senso di comunità”.

    Quello stesso senso di comunità che invece può tranquillamente andare a farsi benedire (appunto) traslocando il teatro sulla “Netflix della cultura” del ministrissimo Franceschini. In attesa che arrivino presto anche i Patti Lateranensi per i lavoratori della cultura perché scegliere questo mestiere in questo Paese, anche in tempi senza pandemia, è davvero un grande, misterioso e faticoso atto di fede. Andate in pace. A messa.

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