Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Opinioni
  • Home » Opinioni

    Kaja Kallas, Primo Ministro dell’Estonia, ha bruciato tutte le tappe divenendo una delle figure chiave della politica nell’Est Europa

    Credit: Kaja Kallas / Facebook
    Di Anita Likmeta
    Pubblicato il 10 Dic. 2021 alle 14:10 Aggiornato il 10 Dic. 2021 alle 14:47

    Ultimamente si è parlato dell’est solo a proposito dei paesi dell’area Visegrád. Di quanto le loro politiche in tema di questione femminile e di migranti siano lontane dalle linee guida dell’Unione Europea. Ma l’Est Europa ci rivela anche delle sorprese, proprio in quell’area, i paesi Baltici, dove i dissidi territoriali, linguistici e politici, non sono mai mancati né possono ritenersi risolti.

    L’Estonia è un ex Paese dell’area Urss che oggi conosce una fase di potente emancipazione impersonata dalla figura di Kaja Kallas. Filo atlantista ed europeista convinta, la Kallas ha le idee chiare in termini di politica interna ed estera. Se dovessi votare per la donna dell’anno, ora che Angela Merkel si gode un meritato riposo, voterei sicuramente per Kaja Kallas.

    Leader del partito riformatore estone dal 2018, è stata eletta primo ministro a Tallinn a gennaio 2021. Il suo mandato è iniziato non senza difficoltà: oltre ai problemi derivanti dalla gestione della pandemia, la neo Premier ha dovuto dimostrare le sue capacità in termini di strategia politica, opponendosi alle pressioni di Mosca. Le mire espansionistiche della Russia sull’Estonia (indipendente dall’Urss dal 1991), per farla rimanere in posizione ancillare rispetto ai suoi interessi geopolitici, si sono fatte in questi mesi sempre più pressanti, complice anche la crisi dei migranti innescata da Lukashenko al confine con la Polonia. Ma anche su questo fronte la Premier estone sembra non scomporsi: attacca duramente la “matrigna” Russia rispetto alle sue mire in Ucraina, rivolgendosi a Putin con una fermezza di cui sembrano piuttosto difettare molti paesi del continente europeo.

    Ma chi è davvero questa donna, ostile al Cremlino e decisa a raccontarci una nuova storia dell’Estonia e quindi dell’Europa? La Kallas è una figlia d’arte, se così si può dire. Suo padre, Siim Kallas, è stato membro del Consiglio Supremo dell’Urss, Direttore della Banca Centrale della Nuova Repubblica Indipendente Estone. È stato Ministro degli Esteri e Premier dal 2002 al 2003. Infine è approdato a Bruxelles, dove è stato Commissario Ue e Vicepresidente della Commissione Europea.

    La Kallas è inoltre nipote di Eduar Alver, fondatore della Repubblica nel 1918, mentre sua madre fu una delle tante deportate nei gulag siberiani, quando lei aveva appena 6 mesi. Una storia incredibile, e fortemente simbolica: la storia personale di Kaja Kallas incarna la storia nazionale di un paese dell’Est che fa di tutto per emanciparsi dall’influenza russa, cercando – e trovando – i suoi modelli di riferimento a Ovest.

    Così, per genealogia, carattere e intenzioni, la Kallas rappresenta la figura chiave per il contrasto alle mire espansionistiche di Putin in Europa. Non a caso, è stata proprio lei a posizionarsi con tanta decisione contro il North Stream, il gasdotto pensato per connettere la Russia alla Germania. La Kallas, che ha lo sguardo rivolto a Washington in funzione atlantista, ha da subito stigmatizzato il progetto coma la riedizione in chiave energetica del patto di Molotov-Von Ribbentrop. Un patto dove però l’Europa potrebbe, proprio per sudditanza energetica, dover derogare ai propri principi fondanti in cambio di forniture. Chiusi i rubinetti, insomma, una riedizione post-moderna del “generale inverno” potrebbe congelare i principi etici fondanti dell’Europa aprendo la strada al nuovo autoritarismo che avanza da Est.

    In definitiva, il Primo Ministro Estone, rappresenta allo stato attuale un piccolo ma indispensabile baluardo europeo contro l’involuzione politica del continente. Ella, forse unica fra tutti i leader europei, non si è mai lasciata intimidire. Forse perché la sua storia personale le ha insegnato a distinguere uno stratega, come, nel male, fu certamente Stalin, da un buon tattico, quale è sicuramente Putin. In altre parole, sa che un militare, finita la battaglia, è solo un uomo che cammina verso la fine dell’orizzonte degli eventi, accompagnato dal suo cappello.

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version