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    Indiscreto: l’inciampo giudiziario di Beppe Grillo è un problema anche per Draghi

    Di Marco Antonellis
    Pubblicato il 20 Gen. 2022 alle 15:02

    Ai pochi interlocutori che in queste ore sono riusciti a sentirlo Beppe Grillo ha detto di sentirsi sereno, ha ribadito di non aver fatto pressioni sul ‘caso Onorato’, si è detto convinto che l’inchiesta che lo coinvolge finirà nel nulla. “Non ci sono emendamenti del Movimento 5 stelle che certifichino favori”, spiegano fonti parlamentari pentastellate. Resta la preoccupazione se dovessero emergere messaggi nelle chat all’esame degli inquirenti. E resta anche il sospetto che l’offensiva giudiziaria sia arrivata proprio per indebolire il Movimento in un momento tanto delicato come quello della scelta del nuovo Presidente della Repubblica.

    “Sappiamo che è una tesi berlusconiana ma il sospetto è questo”, sottolinea un esponente M5s. E chissà che anche Mario Draghi non si sia dispiaciuto dell’inciampo giudiziario di Beppe Grillo. Già, perché i due si sentivano molto frequentemente, i rapporti erano assolutamente ottimi e oltretutto, come spiegano fonti vicinissime al comico genovese, “Beppe Grillo è stato sin dall’inizio uno dei più grandi sostenitori di Mario Draghi, anzi è stato l’artefice dell’ingresso dei 5 Stelle nel governo dell’ex presidente BCE”. Già, perché un anno fa più o meno di questi tempi se c’era uno che non ne voleva sapere di far parte del nascituro governo Draghi era proprio Giuseppe Conte, defenestrato da palazzo Chigi senza troppi complimenti. “Conte fu convinto da Beppe Grillo a fare il grande passo in cambio della guida del MoVimento 5 Stelle” spiega ora una fonte di altissimo livello interna al movimento. Cosa poi puntualmente accaduta.

    Ma perché Mario Draghi dovrebbe ora essere dispiaciuto dei guai giudiziari di Beppe Grillo? “Grillo anche se non lo ha mai apertamente confidato a nessuno era il primo tifoso all’interno dei 5 Stelle dell’ascesa di Mario Draghi al Colle”. In poche parole al garante del MoVimento 5 Stelle non sarebbe affatto dispiaciuto vedere Mario Draghi al Quirinale a patto però, questa era l’unica condizione posta dal comico genovese, “di non scivolare verso le elezioni anticipate”.

    Ora, insomma, nella strategia dell’ex presidente BCE potrebbe venire a mancare un tassello fondamentale perché nei momenti topici, soprattutto con il MoVimento diviso in mille rivoli, la moral suasion del fondatore è sempre stata quello che ha fatto la differenza. E stavolta con Grillo “azzoppato” sarà molto difficile per l’Elevato dettare la linea.

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