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    In guns we trust (di G. Gambino)

    Illustrazione di Emanuele Fucecchi
    Di Giulio Gambino
    Pubblicato il 2 Giu. 2022 alle 16:00 Aggiornato il 10 Mar. 2023 alle 17:43

    Il 24 maggio scorso un 18enne, Salvador Ramos, è entrato in una scuola a Uvalde in Texas e ha ucciso 21 persone, tra cui 19 bambini. Quella è stata la più grave strage avvenuta in una scuola degli Stati Uniti da quando nel 2012, a Sandy Hook, nel Connecticut, rimasero uccise 26 persone. Nei nove anni tra Sandy Hook e Uvalde ci sono state oltre 900 sparatorie all’interno delle scuole americane.

    Dal 2014 oltre 34.500 bambini sono stati uccisi o rimasti feriti a seguito di una sparatoria negli Usa, di cui oltre 6.500 avevano meno di 12 anni. Cinque anni fa le armi da fuoco sono diventate la principale causa di morte fra i giovani statunitensi compresi in una fascia di età tra 1-24 anni.

    Di più: solo negli ultimi tre anni, dal 2019 a oggi, 4.500 bambini hanno perso la vita in una sparatoria negli Stati Uniti. Per rendere meglio l’idea, è una cifra molto simile al numero di americani uccisi nella guerra in Iraq nell’arco di 17 anni.

    Volendo allargare lo spettro alla nazione intera, e a tutte le fasce d’età, uno studio ha rilevato che ormai sono più gli americani che dal 1970 a oggi hanno perso la vita a causa dell’utilizzo delle armi da fuoco, comprese sparatorie e suicidi (complessivamente 1.4 milioni di cittadini) rispetto a quelli rimasti uccisi in tutte le guerre combattute dagli Usa, da quella di indipendenza in poi (1.3 milioni di persone). Perché tutto questo? Cosa passa nella mente di un essere umano che ricorre alle armi da fuoco per difendersi (o per sentirsi più sicuro)? Beninteso, la corsa alle armi da parte degli americani non è certo un fatto nuovo, ha a che fare con una cultura della paura di cui la società Usa è da sempre intrisa. Il diritto a difendere se stessi è legittimo ma la degenerazione che ciò ha comportato in America è senza precedenti nella storia. È come se stessimo assistendo a un omicidio-suicidio di massa della società senza fare nulla.

    Eppure l’industria delle armi negli Stati Uniti sta vivendo un periodo particolarmente florido in questi ultimi anni, indipendentemente dalle leggi dei singoli Stati federali. Basti pensare che se nel 2000 si calcola siano state prodotte 3.9 milioni di armi da fuoco, nel 2020 la cifra è cresciuta fino ad arrivare a 11.3 milioni tra pistole, fucili e altro. Un balzo incredibile, quasi tre volte tanto in un ventennio. Nel periodo tra il 2016 e il 2020 sono state prodotte quasi 25 milioni di pistole, 14 milioni di fucili e circa 8 milioni di altre armi da fuoco. La responsabilità di un tale aumento è dovuta in larga parte alla potentissima lobby delle armi, la National Rifle Association (Nra), la cui influenza nel Congresso Usa è forse seconda solo a quella israeliana. Ad oggi negli Stati Uniti ci sono in circolazione, complessivamente, 300 milioni di armi da fuoco. Su una popolazione di 300 milioni di abitanti. Fate voi il conto.
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