Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Opinioni
  • Home » Opinioni

    Il governo Draghi sempre più in bilico: ecco perché il destino dell’esecutivo si gioca nelle prossime settimane

    Di Marco Antonellis
    Pubblicato il 7 Mar. 2022 alle 16:16 Aggiornato il 7 Mar. 2022 alle 16:24

    Vuoi vedere che in Italia nel governo c’è chi sta giocando al “tanto peggio tanto meglio” puntando a mettere in difficoltà Mario Draghi per la sua troppa vicinanza a Biden e la sua grande ostilità nei confronti di Putin?

    A pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca, diceva Giulio Andreotti. E Draghi da questo punto di vista è certamente un andreottiano. Ma andiamo con ordine. La spaccatura della maggioranza sul catasto potrebbe essere solo uno dei punti iniziali della fine del governo Draghi.

    In commissione Finanze lo stralcio della riforma sul catasto, voluto dal centrodestra, è stato bocciato per un solo voto. A seguito di ciò, fonti di Lega e Forza Italia hanno espresso profonda delusione. I deputati del Carroccio in particolare hanno fatto sapere che da ora in poi voteranno solo secondo le indicazioni di partito per quel che riguarda la materia fiscale. Non proprio il miglior viatico per un periodo che si preannuncia pieno di provvedimenti fondamentali da votare.

    A “salvare” il governo, non votando per l’emendamento soppressivo della riforma, è stato Alessandro Colucci, deputato di Noi con l’Italia. Ma “dietro” c’è di più perché lo stesso Mario Draghi aveva lasciato trapelare segni di insofferenza sia dopo l’elezione di Mattarella, quando ha detto che “senza voti non si va avanti”, sia prima della votazione sulla riforma del catasto.

    L’eventualità che l’esecutivo cada, insomma, non è più così lontana. Il partito che mostra maggiori segni di insofferenza è la Lega, che si è già smarcata dal governo tre volte in un mese: prima sulla dad per i bambini non vaccinati, poi sulla riforma del Csm e infine sui balneari. A preoccupare è il fatto che nelle prossime settimane il test sarà continuo. Senza contare che “con la guerra in Ucraina – ragionano in via Bellerio -Draghi non può più cercare un incidente per andarsene”.

    Verranno prese in esame tre riforme molto divisive, che però Draghi considera importanti, perché incardinate all’interno del Pnrr: concorrenza, appalti e giustizia. La riforma del codice degli appalti, in particolare, verrà votata in Senato lunedì 7 marzo. Altro partito in grande sofferenza è Forza Italia.

    Per questo dalle parti di Palazzo Chigi cominciano ad unire i puntini e il sospetto ormai è univoco: “Vuoi vedere che i due grandi amici di Putin in Italia, Matteo Salvini e Silvio Berlusconi con la scusa del catasto stanno facendo pagare a Mario Draghi l’eccessiva durezza del governo italiano nei confronti del dittatore russo?”.

    Già, perché è proprio questo il sospetto che aleggia tra i fedelissimi del premier. D’altra parte appare praticamente impossibile conciliare le posizioni del bideniano Draghi con quelle del trumpiano Matteo Salvini. Senza contare che a Palazzo Chigi amano raccontare anche un’altra storiella: ma perché i sovranisti se la prendono tanto con Biden a proposito del ritiro dall’Afghanistan?

    Tutti sanno che fu Trump con gli accordi di Doha e le sue idee isolazioniste e sovraniste a decidere il ritiro delle truppe americane. Decisione che, guarda caso, a distanza di pochissimi anni ha dato di fatto il via libera agli appetiti espansionistici della Russia di Putin. Solo un caso? Sentite le parole di un illustre politologo come Giuliano Urbani: “Quando gli americani, che sono i creatori del patto atlantico, se ne vanno dall’Afghanistan lavoravano per Putin. Hanno creato così quel clima antioccidentale che poi Putin, in maniera bastarda, ha usato contro l’Ucraina”.

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version