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    Educare i maschi per fermare la strage di donne

    Credit: Pixabay

    È ora che gli uomini si uniscano alla lotta contro le violenze di genere. La cultura dello stupro si cancella insegnando ai bambini l’uguaglianza fra i sessi. Noi donne siamo stanche. Lasciateci vivere

    Di Chiara Godino
    Pubblicato il 24 Nov. 2023 alle 08:00

    Negli ultimi decenni, la teoria e la pratica femminista hanno fatto grandi progressi nell’assimilare nel dibattito pubblico il problema della violenza degli uomini contro le donne, la cui priorità principale è il sostegno alle donne stesse, l’ascolto della loro voce, il miglioramento della loro vita e lo sviluppo di nuovi modi per contrastare la violenza maschile.

    Il numero delle donne uccise quest’anno, oltre cento, ci fa notare però che resta ancora molto da fare: per evitare i femminicidi è necessario educare gli uomini e insegnare loro ad autoeducarsi; fin da piccoli, sin dalle scuole dell’infanzia, attraverso l’introduzione di materie come sessualità e affettività. 

    Dobbiamo insegnare ai bambini l’uguaglianza di genere e il rispetto, per poter ottenere un cambiamento significativo. Dobbiamo guardare alle nostre istituzioni, al modo in cui parliamo di violenza di genere e a come accogliamo le vittime di violenza: ci sono donne che non segnaleranno mai più un crimine a causa del modo in cui sono state trattate. Dobbiamo dare loro maggiore potere, ascoltarle, credere loro, ed evitare di colpevolizzarle. 

    Gli uomini dovrebbero invece intervenire quando sono testimoni del minimo accenno di violenza, di fronte a episodi di catcalling o battute sessiste. Chiudere un occhio e pensare che sia normale perché succede ogni giorno, perché è sempre stato così, significa abbracciare quei comportamenti. Rifiutarsi di contestarli equivale a contribuire al problema. 

    Leggendo alcuni commenti sui social media in questi giorni, è facile imbattersi in alcune voci maschili che dicono «Non tutti gli uomini!». Ed è vero, non tutti gli uomini sono violenti, ma non c’è dubbio che la stragrande maggioranza della violenza che domina il rapporto tra i sessi è perpetrata dagli uomini nei confronti delle donne, così come lo è quella inflitta su altri uomini. La violenza maschile è quindi il nemico comune. 

    Se gli uomini si rendessero conto di ciò, forse penserebbero di poter lavorare insieme, piuttosto che tenersi sulla difensiva e presumere che le donne li stiano attaccando o che siano “anti-uomini”, mentre stanno semplicemente parlando del diritto fondamentale di liberarsi dalla paura di una possibile violenza. 

    Oltre a ciò, per cancellare la cultura dello stupro – ogni comportamento che va a ledere la figura della donna – tutti gli uomini dovrebbero ritenersi responsabili di tali violenze. C’è infatti la tendenza, quando si verifica un femminicidio, a pensare all’individuo come pazzo, malato, diabolico, al posto di intenderlo come un prodotto della società patriarcale. L’idea va superata: anche se non uccidono o picchiano le fidanzate, gli uomini potrebbero perpetrare le norme di mascolinità che contribuiscono a questa situazione. 

    È un problema endemico che sta alla base e lo si ritrova nella molestia, nel catcalling, negli stereotipi di genere, così come nell’abuso fisico e finanziario. Deriva da atteggiamenti e credenze sulla virilità, è cultura dei media, dello sport, dei pari e del porno. È una questione di potere, di voler essere in grado di controllare la donna. Noi, però, siamo stanche. Lasciateci vivere.

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