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    Pace e reddito: così la Sinistra tornerà credibile (di F. Dolce)

    La destra e il centro puntano sulla paura dei più poveri. Dobbiamo invece assicurare a tutti adeguati livelli di cibo, alloggi, salute e istruzione. E che siano i più ricchi a pagare per la catastrofe climatica

    Di Federico Dolce
    Pubblicato il 13 Feb. 2024 alle 11:39

    Come la famosa “rana che bolle” di Noam Chomsky i cittadini, italiani e non, nel corso degli ultimi anni hanno subìto un lento ma inesorabile avvicinamento ad un versante politico sempre più spostato a destra. Una finestra di Overton sempre più conservatrice con dei valori e un relativo linguaggio che hanno creato terreno fertile per la destra radicale in tutte le fasce della popolazione, lasciando alla sinistra un campo sempre più corroso, abitato da persone scoraggiate e disilluse. Ma come siamo arrivati fin qui? Guardandoci indietro, molti segnali sono passati sottotraccia e molte reazioni sono state provocate da narrazioni completamente dissociate dalla realtà.

    Per riuscire a metterle a fuoco è necessario allargare lo sguardo e DiEM25, e il suo partito Mera 25, ha nel suo DNA la fortuna di essere un movimento transnazionale. Grazie a questo riesce a mettere a confronto realtà all’apparenza diverse ed incompatibili presenti in Europa e nel mondo.

    Il dubbio è che ci sia stato un fallimento nell’analisi della situazione o che chi ha visto arrivare il disastro e ha lanciato l’allarme non sia stato ascoltato.

    Un esempio di ciò che è successo è la crisi legata al cambio del mercato immobiliare. Che siano Stati regioni o province dove c’è stato un exploit della destra, il corrispondente di turno nel narrarci il clima locale ha spiegato che c’è una questione locale legata agli alloggi e al mercato immobiliare. In buona sostanza, senza che ce ne accorgessimo, è successo che gli investitori in tutta Europa hanno fatto incette di immobili, i piccoli proprietari hanno cambiato destinazione dei propri locali passandoli su Airbnb e abbiamo assistito all’impoverimento dei giovani sempre più precari. Una tempesta perfetta che ha scatenato una crisi diffusa in tutte le grandi e piccole metropoli europee.

    Lo stesso è accaduto per il mercato del lavoro che, a varie velocità, ha seguito il mantra del precariato in tutta Europa. O per i diritti fondamentali come l’accesso alla sanità pubblica per tutti, l’informazione corretta e libera, un habitat e uno stile di vita che non siano completamente ed irrimediabilmente compromessi per la nostra stessa sopravvivenza.

    Innumerevoli sono gli esempi di una “cultura occidentale” che si è sempre più incattivita, impoverita, abbandonata a sé stessa salvo poi essere brandita a due mani come una clava da fazioni fintamente contrapposte: l’estrema destra e l’estremo centro, entrambe furiosamente lanciate in corsa in questo baratro dell’homo homini lupus, culminato con la negazione del primo e fondamentale valore necessario per ottenere e mantenere tutti gli altri: la pace.

    I cittadini stanno riaprendo gli occhi di fronte al baratro della morte così vicina e così ingiusta, presente in tutti i nostri telegiornali. Per questo riteniamo che l’ultimo vero tentativo di ricominciare a costruire un futuro diverso da quella distopia che ci viene proposta come inevitabile, debba ripartire da alcuni punti fondamentali. 

    La pace, innanzitutto. La pace che va ritrovata attraverso un’Europa non allineata che lavori attivamente per far cessare le guerre e tutte le tensioni internazionali, agendo con convinzione contro le narrazioni militariste, dell’espansionismo e del genocidio in ogni luogo.

    La garanzia per le cittadine e i cittadini europei di avere una vita sicura e dignitosa, in cui siano i ricchi a pagare per la catastrofe climatica e a tutti siano garantiti livelli adeguati di cibo, alloggio, salute e istruzione. La libertà di costruire un’Europa trasparente, onesta, democratica, scevra da coercizioni, sfruttamenti, censura e sorveglianza poliziesca.

    Abbiamo adesso l’opportunità di saltare fuori dalla pentola prima che sia troppo tardi, di risvegliarci e darci una speranza per il futuro, che non sia semplicemente un “io speriamo che me la cavo”.

    Abbiamo la possibilità di lottare in un progetto politico capace di bucare il muro di gomma della comunicazione attraverso una robusta credibilità, rappresentanza, onestà e coerenza.

    Un progetto comune in tutta Europa, e che in Italia sta prendendo forma attorno a questi tre principi cardine e una moltitudine di persone pronte a crederci e a spendersi perché queste elezioni europee siano il primo passo verso una rinascita necessaria per il futuro di tutto il continente.

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