Leggi TPI direttamente dalla nostra app: facile, veloce e senza pubblicità
Installa
Menu
  • Opinioni
  • Home » Opinioni

    Le donne di Kabul sfidano i talebani: “Adesso diamo voce a chi tace” (di W. Samadi)

    Le afghane continuano a organizzare manifestazioni nonostante i divieti e chiedono lavoro, istruzione e diritti

    Di Wadia Samadi
    Pubblicato il 22 Gen. 2022 alle 11:03 Aggiornato il 22 Gen. 2022 alle 11:04

    Ancora una volta, decine di donne si sono riunite a Kabul per chiedere ai talebani di riconoscere i loro diritti umani, rinunciare all’estremismo e costruire una società prospera: «Dobbiamo avere il diritto di lavorare e di andare a scuola», racconta una delle manifestanti. «Per uscire dalla povertà e dalla sofferenza e per far sì che la nostra società migliori, le donne devono poter ricevere un’istruzione ed essere in grado di lavorare».

    Tutti i giorni si vedono gruppi di donne mendicare un pezzo di pane davanti ai fornai a Kabul. «Ai talebani va bene che le donne chiedano un pezzo di pane per strada ma poi non consentono loro di lavorare o di andare a scuola», rimarca un’altra dimostrante. Sui cartelli esposti durante la protesta si legge: «Siamo le voci degli affamati», «Siamo le voci di chi tace», «Una nazione muore di fame e le Nazioni Unite rimangono a guardare», «Combatteremo fino alla fine per la libertà e per consentire alle generazioni future di vivere con orgoglio».

    Le dimostranti hanno richiamato l’attenzione anche sulle uccisioni segrete dei soldati afghani da parte dei talebani. Le milizie hanno impedito a un gruppo di giornalisti di documentare i cortei delle donne e hanno confiscato l’equipaggiamento di alcuni fotografi, cancellando le immagini dalle macchine fotografiche, prima di restituirle ai cronisti.«Con le loro restrizioni, leggi e richieste, i talebani privano le donne di una vita dignitosa.

    Se non possono lavorare liberamente e vivere con dignità in pubblico, ricorreranno a sistemi che sono contrari alla loro dignità per sopravvivere», sostiene Sana Karimi, una giovane attivista che ha partecipato alla manifestazione.Circolano storie di donne che si fingono uomini per uscire di casa, andare a lavorare e guadagnare qualcosa. Nel 1996, durante il primo regime dei talebani, centinaia di ragazze afghane finirono col vestirsi da uomo per lavorare o per poter frequentare le scuole in segreto. Recentemente i talebani hanno annunciato che le donne non sono autorizzate a viaggiare per più di 70 chilometri senza essere accompagnate da un parente stretto di sesso maschile. «Che succederà alle vedove che non hanno un parente uomo? Come faranno a vivere? Il mondo pensa ancora che i talebani siano cambiati», domanda una donna che ha perso il marito in un attacco suicida a Kabul.

    Le afghane continuano a organizzare manifestazioni anche se i talebani hanno proibito i cortei. Alcune si sono riunite ancora a Kabul con un messaggio per i talebani scritto sul palmo delle mani: «Se ci togliete la carta e i libri, scriveremo le leggi per chiedere giustizia sulle nostre mani».
    Continua a leggere sul settimanale The Post Internazionale-TPI: clicca qui

    Leggi l'articolo originale su TPI.it
    Mostra tutto
    Exit mobile version