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    Una colata di cemento sta distruggendo l’ambiente: il consumo del suolo porta anche al riscaldamento globale

    Periferia italiana Credit: AFP

    I dati Ispra 2019 parlano di un incremento di cemento nelle città e di una diminuzione di attenzione nella politica

    Di Giulio Cavalli
    Pubblicato il 19 Set. 2019 alle 19:03 Aggiornato il 27 Set. 2019 alle 16:20

    Consumo del suolo: aumenta il cemento nelle città italiane

    Ma vi ricordate quando il consumo di suolo era in cima all’agenda politica (almeno a parole) di mezzo mondo? Vi ricordate i convegni, le discussioni, i dibattiti, gli speciali televisivi e la moda da parte della classe politica di mostrarsi furiosamente preoccupati?

    C’è stato un momento, in Italia, in cui non preoccuparsi del consumo di suolo sembrava un peccato mortale (e per fortuna) poi invece come spesso succede qui da noi la materia è scomparsa dai giornali e dai comizi ed è tornata a essere un vezzo degli sfegatati che provano a fatica a costruire una coscienza ambientalista in questo Paese.

    Eppure proprio in questi mesi in cui il surriscaldamento della terra e i cambiamenti climatici sono diventati prioritari (sempre troppo poco, qui da noi) la cementificazione viene trattata come qualcosa che ha a che vedere con le imprese e con il PIL, quasi senza rendersi conto che è proprio per il troppo cemento che i centri abitati registrano temperature anche di 2 gradi superiori rispetto alle zone verdi.

    L’allarme, come sempre, emerge dall’ultimo rapporto sul consumo di suolo in Italia di Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e Snpa (Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente) che è stato presentato in Senato.

    “Si passeggerà a piedi nudi nel cemento e sempre di meno nelle aree verdi cittadine: aumenta lo spreco di suolo soprattutto all’interno delle città italiane – scrivono nel rapporto –. In particolare nelle aree urbane ad alta densità solo nel 2018 abbiamo perso 24 metri quadrati per ogni ettaro di area verde. In totale, quasi la metà della perdita di suolo nazionale dell’ultimo anno si concentra nelle aree urbane”.

    Il Veneto è la regione con gli incrementi maggiori +923 ettari, seguita da Lombardia +633 ettari, Puglia +425 ettari, Emilia-Romagna +381 ettari e Sicilia +302 ettari. Rapportato alla popolazione residente, il valore più alto si riscontra in Basilicata (+2,80 m2/ab), Abruzzo (+2,15 m2/ab), Friuli-Venezia Giulia (+1,96 m2/ab) e Veneto (+1,88 m2/ab).

    Ma il consumo di suolo – non necessariamente abusivo – cresce anche nelle aree protette (+108 ettari nell’ultimo anno), nelle aree vincolate per la tutela paesaggistica (+1074 ettari), in quelle a pericolosità idraulica media (+673 ettari) e da frana (+350 ettari) e nelle zone a pericolosità sismica (+1803 ettari).

    E se il compito della politica è quello di preoccuparsi, quindi occuparsi prima, allora non è il caso di agire prima della prossima frana?

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