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    Pur di colpire Biden i repubblicani sabotano la lotta al Covid

    Il presidente degli Stati Uniti d'America, Joe Biden. Credit: EPA/MICHAEL REYNOLDS / POOL / ANSA

    Sul terzo numero di The Post Internazionale, l'opinione di Alexander Stille sugli effetti che la politica statunitense sta avendo sulla lotta al Covid

    Di Alexander Stille
    Pubblicato il 3 Ott. 2021 alle 11:31 Aggiornato il 3 Ott. 2021 alle 13:43

    Più di 2mila americani muoiono ogni giorno di Covid. Siamo tornati agli alti livelli di aprile 2020, quando la peste ci ha colpito a pieno regime. Al contrario, l’Italia ha registrato una media di circa 50 morti al giorno nell’ultima settimana. Considerato che gli Stati Uniti hanno avuto accesso diffuso ai migliori vaccini mesi prima dell’Italia, il contrasto è netto.

    Come si spiega questa differenza? Con la politica, purtroppo. Mentre la pandemia infuriava, l’allora presidente Donald Trump ha ridicolizzato l’uso della mascherina e ha attaccato le misure di distanziamento sociale. Anche dopo la sua sconfitta alle elezioni, nella repubblicana Florida il governatore ha minacciato di punire le scuole che richiedono le mascherine per proteggere studenti e insegnanti. Non sorprende, allora, che la geografia attuale dell’epidemia di Covid assomigli a una mappa elettorale, con una forte concentrazione di casi nella base elettorale di Trump, ovvero nelle aree meridionali e rurali.

    Nelle contee più colpite, dove i tassi di vaccinazione sono ampiamente sotto al 40 per cento, oltre l’80 per cento dell’elettorato ha votato per Trump. In posti come Andrews, piccola città petrolifera nel Texas occidentale, solo il 36 per cento è vaccinato e il tasso di positività è al 20 per cento, ossia più del doppio della media nazionale e dieci volte superiore a quello di Manhattan, dove la densità di popolazione è molto più elevata ma lo è anche il tasso di vaccinazione.

    A Staten Island, l’unico distretto di New York che ha votato per Trump, c’è un tasso di contagio triplo rispetto a quello di Manhattan. Potrebbe sembrare una politica omicida (o suicida, visto che a morire è il proprio elettorato) eppure i repubblicani non ne sembra- no danneggiati in termini di perdita di consenso. Gli elettori sono sempre più animati da un’intensa antipatia per i sostenitori dell’altro partito.

    Ciò è particolarmente vero per il Partito Repubblicano, che ha fatto del risentimento razziale, della rabbia anti-élite e dell’odio per il governo la sua bandiera. Nel 2020, alla sua convention, il partito non ha nemmeno redatto il solito programma politico per i prossimi quattro anni. Steve Bannon, ex consigliere di Trump, ha recentemente affermato che l’obiettivo dei repubblicani deve essere «uccidere la presidenza Biden nella culla» e minare la sua «legittimità».

    Poiché sconfiggere il Covid è la prima priorità di Biden, far fallire la campagna di vaccinazione indebolirebbe il presidente (ma renderebbe anche più difficile la ripresa economica). Il fallimento di un programma mina la fiducia nei governi. Quella sfiducia è la linfa vitale del Partito Repubblicano. Anche se costa 60mila vite al mese.
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