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    Focalizzarsi solo sullo sport? Calcio e politica non si possono separare

    Di Stefano Mentana
    Pubblicato il 27 Nov. 2022 alle 18:09 Aggiornato il 18 Lug. 2023 alle 18:12

    Quando nel 1966 la Corea del Nord si qualificò per la prima volta ai Mondiali di calcio, fu mandata dai padroni di casa inglesi ad allenarsi nella città settentrionale di Middlesbrough. Pochi mesi prima, in uno dei due collegi elettorali cittadini, i laburisti avevano ottenuto oltre il 70 per cento dei consensi. La popolazione era lontana da Wembley, lo stadio dove giocava la nazionale inglese, non solo da un punto di vista geografico, ma anche ideologico. Quella stessa popolazione, in gran parte di sinistra, iniziò a simpatizzare per quella nazionale nordcoreana che sentiva così simile nello spirito operaio.

    Fu proprio a Middlesbrough che la Corea del Nord, acclamata dal pubblico di casa, riuscì a ottenere una storica vittoria per 1-0 sull’Italia grazie al goal di Pak Doo-ik, qualificandosi così ai quarti di finale. Arrivò quindi a sfiorare l’impresa, passando rapidamente in vantaggio di tre reti sul Portogallo ma rimanendo poi vittima di una clamorosa rimonta trainata da Eusebio.

    La storia della Corea del Nord a Middlesbrough è una delle tante che racconta come il calcio e la politica siano fortemente connessi. Il calcio è uno sport popolare seguito da miliardi di persone in tutto il mondo: è quindi ovvio che, oltre alla fede talvolta irrazionale che ci porta a fare qualsiasi cosa per la nostra squadra, ci siano anche elementi razionali di natura sociale o politica che ci portano ad avere specifiche simpatie. Senza calcolare come nella storia vi siano partite che ricalcano divisioni politiche storiche, elementi che talvolta il tempo ha edulcorato ma che non possono essere cancellati. Pensiamo a cosa rappresenta ad esempio il Barcellona per la causa indipendentista catalana e come la rivale cittadina, chiamata non a caso Espanyol, sia invece storicamente avversa a tale sentimento. Un altro esempio è la partita tra Dinamo Zagabria e Stella Rossa, uno dei momenti simbolo delle tensioni che avrebbero poi portato alla guerra nei Balcani.

    Il calcio e la politica sono, nel bene e nel male, collegati. Talvolta con espressioni pacifiche, altre purtroppo violente, a volte con ingerenze e decisioni strumentali, altre ancora con spontanee manifestazioni di entusiasmo, ma come capita per tutti i sentimenti popolari, sono questioni che non possono essere separate.

    Noi tifosi ci focalizzeremo sempre in primis su quello che succede in campo, perché per noi il calcio sarà sempre e comunque lo sport più bello del mondo. Spesso le organizzazioni sportive come la FIFA invitano a fare “Focus on the football”, scostando provvisoriamente le polemiche, ma di certo non le potranno allontanare del tutto. Perché i tifosi sono prima di tutto persone con le proprie convinzioni morali, e il calcio è prima di tutto un fenomeno sociale e popolare. Separarlo totalmente da qualsiasi questione politica è pressoché impossibile.

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