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    Torino, respinta la richiesta di sorveglianza speciale per due italiani che avevano combattuto con Ypg in Siria

    Davide Grasso (D) e Fabrizio Maniero. Torino, 5 gennaio 2019 ANSA/ ALESSANDRO DI MARCO

    Decisione rinviata per altre tre persone, partite per unirsi alla lotta contro l'Isis

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 20 Giu. 2019 alle 16:47 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 17:13

    Torino, respinta sorveglianza speciale per due italiani che hanno combattuto in Siria contro l’Isis

    Il Tribunale di Torino ha respinto la richiesta di sorveglianza speciale nei confronti di Davide Grasso e Fabrizio Maniero, due dei cinque torinesi partiti per la Siria per unirsi alla lotta del popolo curdo contro l’Isis.

    Per le altre tre persone, Maria Edgarda Marcucci, Paolo Andolina e Jacopo Bindi, sono stati disposti ulteriori accertamenti e il giudizio è quindi rimandato.

    I cinque torinesi, al loro rientro in Italia, erano finiti nel mirino della Digos e della Procura di Torino per la loro partecipazione ai combattimenti in Siria tra il 2014 e il 2017 al fianco dell’Unità di Protezione Popolare curda (Ypg) e dell’Unità di Protezione delle Donne (Ypj).

    A dicembre il sostituto procuratore Manuela Pedrotta aveva chiesto al Tribunale di applicare la misura della sorveglianza speciale per la presunta “pericolosità sociale” dei cinque, a causa della loro capacità di utilizzare le armi, acquisita durante la militanza in Siria per combattere contro l’Isis.

    La procura aveva sottolineato inoltre che alcuni di loro avevano precedenti penali per aver partecipato a manifestazioni e scontri col movimento No Tav o nelle lotte per il diritto alla casa o per i diritti dei migranti.

    I giudici hanno ritenuto che “l’adesione a forme di protesta sociale, attuate per diverse motivazioni, fra cui l’opposizione alla costruzione di grandi opere, non costituisce di  per sé argomento per cui è possibile trarre per la valutazione della pericolosità”.

    “L’eventuale addestramento all’uso di armi e la partecipazione a eventi bellici, in gran part ammessi dagli stessi, non saranno ritenuti di per se rilevanti se quelle competenze non si sono riverberate in episodi successivi di pericolosità sociale”, proseguono i giudici. L’esperienza siriana, in sostanza, “non incide sulla pericolosità e le condotte successive”.

    Torino, nessuna sorveglianza speciale per due italiani che si sono uniti ai curdi in Siria

    Le condanne riportate da Grasso (39 anni) e Maniero (43 anni) riguardano fatti avvenuti prima della partenza per la Siria. Il primo al suo rientro ha avuto soltanto una denuncia per aver violato un ordine della prefettura e per questo episodio la Procura ha chiesto l’archiviazione.

    Il secondo ha un precedente che risale al 2014, ragione per cui “l’esperienza siriana non incide” e non ci sono “fatti concreti” che dimostrano la sua pericolosità.

    Per le altre tre persone coinvolte, secondo i giudici bisogna valutare quale sia stato l’esito delle notizie di reato dopo il loro rientro in Italia.

    “I miei assistiti hanno carichi pendenti recenti”, ha spiegato il loro avvocato Claudio Novaro, “quindi si pone il problema dell’attualità”. Il Tribunale potrebbe fissare una nuova udienza per la discussione.

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