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    Il ruolo dell’Italia di Conte nel conflitto in Ucraina

    Credits: Sergei Supinsky/AFP

    Il premier italiano potrebbe essere l'uomo scelto da Donald Trump per mediare con Mosca e porre fine alla guerra

    Di Massimo Ferraro
    Pubblicato il 15 Ott. 2018 alle 15:48 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 20:34

    Tra la Russia di Vladimir Putin e gli Stati Uniti di Donald Trump, potrebbe essere decisivo l’intervento dell’Italia di Conte: il premier, in virtù dei buoni rapporti tra Roma e Mosca, potrebbe mediare con il Cremlino per raggiungere un accordo sul disimpegno militare in Ucraina.

    Il conflitto nell’Ucraina orientale va avanti ormai dall’aprile 2014 nella regione del Donbass e vede contrapposti i miliziani separatisti filorussi e le forze governative.

    Nel 2014 la tensione scoppiò in seguito al rovesciamento del presidente ucraino Viktor Ianukovich e l’annessione della Crimea da parte della Russia.

    Ne conseguì l’uscita del paese dall’orbita della Russia, l’avvicinamento ai paesi della Nato e l’inizio dei combattimenti sul fronte orientale. Le province teatro degli scontri sono Donetsk e Luhansk, a maggioranza russa.

    Il conflitto ha causato finora circa 10 mila morti, più delle vittime del conflitto dei Balcani, e ha completamente cambiato la vita di molti ucraini, causando almeno 1,5 milioni di profughi. Sulla questione ucraina l’Onu ha lanciato l’allarme sull’insicurezza alimentare e sull’accesso all’acqua potabile.

    Ma quella di Putin non è una guerra che si può vincere. Sul fronte militare, gli schieramenti contrapposti sono in una fase di stallo: l’esercito di Kiev perde 3 soldati al giorno, numeri insostenibili per qualsiasi nazione, dall’altra parte Mosca usa volontari etnici locali e mercenari che vengon cremati sul posto per evitare i funerali e le proteste.

    Dal punto di vista diplomatico la situazione non è migliorata. La Russia subisce ancora le sanzioni diplomatiche, economiche e commerciali imposte da Unione europea e Stati Uniti.

    Non solo. Nella primavera del 2019 ci saranno le elezioni in Ucraina, e il consenso attorno all’Ue e alla Nato continua a crescere.

    Nel frattempo poi, Francia e Germania hanno aumentato il loro sostegno agli accordi di Minsk, rinsaldando l’alleanza con gli Usa.

    Per questi motivi, Putin ha bisogno di uscire presto dall’angolo. Per ragioni diverse Ungheria, Cipro, Belgio, Grecia e Slovacchia sono critici sulle sanzioni, e Mosca cerca di fare leva su di loro per trovare una sponda in Europa.

    L‘Italia come si posiziona? Nonostante le dichiarazioni degli esponenti gialloverdi – ancora il 15 ottobre Salvini ha rinnovato la sua opposizione a parole alle sanzioni, che “ritenevo, ritengo e riterrò sempre un’assurdità sociale, culturale ed economica” – nei fatti la posizione diplomatica di Roma non è cambiata.

    Mercoledì il ministro dell’Interno sarà a Mosca, ma l’incontro più importante è quello del 24 ottobre 2018, quando arriverà il presidente del Consiglio Giuseppe Conte.

    L’Italia può diventare un tassello fondamentale nella strategia di Trump per costringere la Russia a cooperare negli scenari regionali più rischiosi, dalla Corea alla Siria. Fino all’Ucraina.

    Putin ha interesse a porre fine al conflitto, perché progressivamente verrebbero ridotte le sanzioni, e l’Italia di Conte può essere l’interlocutore giusto per riuscirci. Sempre che questo rientri nella strategia di Washington.

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