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    Un ricercatore dell’Università di Washington è stato arrestato in Egitto: “analogie con il caso Regeni”

    Waleed Salim al-Shobakky, di origini egiziane, è stato trattenuto in Egitto dopo un incontro con un suo professore all'università del Cairo. È accusato di terrorismo. Il suo caso mostra punti di contatto con la vicenda del ricercatore italiano morto al Cairo nel 2016

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 5 Giu. 2018 alle 16:31 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:58

    Uno studente dell’università di Washington, Waleed Salim al-Shobakky, è stato arrestato in Egitto con l’accusa di diffondere notizie false e di appartenere a un gruppo terroristico e alla Fratellanza Musulmana.

    Shobakky, di origini egiziane, è stato arrestato la scorsa settimana dopo aver fatto visita a un professore di legge nel suo ufficio all’università del Cairo.

    Il suo avvocato, Mokhtar Mounir, ha detto che il suo cliente non era politicamente attivo. “Lo stanno perseguitando perché è un ricercatore politico”, ha detto. “Non c’è nient’altro”.

    “Shobakky è detenuto nel carcere di massima sicurezza Torah. La Procura Suprema per la Sicurezza dello Stato dell’Egitto ha consegnato a Shobakky un ordine di detenzione cautelare di 15 giorni”, racconta il suo avvocato, Essam El-Eslambolly.

    Secondo la legge egiziana, i sospetti possono essere trattenuti per 15 giorni durante le indagini, se un soggetto è considerato un pericolo per la società o è considerato a pericolo di fuga. Questi periodi di detenzione possono essere estesi, per legge, per un massimo di due anni.

    Il ragazzo verrà interrogato martedì 5 giugno.

    Un portavoce dell’Università di Washington ha rifiutato di commentare il caso, dicendo solo che “il nostro interesse fondamentale è la sicurezza di ogni membro della nostra comunità”.

    Gary Wasserman, professore di affari governativi alla Gerogetown School per gli affari esteri in Qatar, ha pubblicato un post sulla sua pagina Facebook.

    “Waleed Salim al-Shobakky è stato arrestato al Cairo mentre stava facendo ricerche come candidato al dottorato all’Università di Washington. Era uno dei miei migliori studenti alla Georgetown University in Qatar. Il suo caso rientra in un processo di massa contro i critici del regime. Non era politicamente attivo; stava solo facendo ricerche al Cairo.

    Questa è una brutta notizia. Per favore, fate quello che potete per attirare l’attenzione sul caso Shobakky. È detenuto nella prigione di massima sicurezza di Torah”.

    Il caso di Shobakky è stato incluso nel processo di massa contro i critici del regime di Al-Sisi tra cui rientrano una donna intervistata per un documentario della BBC sulla tortura, un importante avvocato, due giovani giornalisti e Wael Abbas, un noto blogger e giornalista arrestato in un’incursione all’alba a casa sua il 24 maggio.

    In Egitto, l’omicidio di Giulio Regeni ha provocato una forte riduzione degli studenti stranieri che hanno deciso di fare ricerca al Cairo. “Il caso Regeni è stato un punto di svolta per molte persone”, ha dichiarato Laurie A. Brand, presidente della commissione per la libertà accademica presso la Middle East Studies Association.

    Quando la notizia sulla detenzione di Shobakky è trapelata, Laurie Brand ha aggiunto: “temevamo che sarebbe stato un ‘Giulio Regeni atto secondo’”.

    “Per fortuna è ancora vivo, ma ciò non rende la sua situazione meno grave”, ha detto. “È un altro episodio che sottolinea il fatto che l’Egitto non è più sicuro per i ricercatori”.

    “Dimostreremo”, afferma l’avvocato, “che le ricerche che il ragazzo stava conducendo e le interviste facenti parte della sua ricerca accademica, non sono vietate dalla legge egiziana”. “Non c’è alcuna prova che appartenga a un gruppo terroristico o che stia diffondendo informazioni false”.

    L’arresto di Shobakky arriva durante un’ondata di detenzioni di giornalisti e attivisti in Egitto che ha attirato l’attenzione di Human Rights Watch e di altre organizzazioni riguardo la politica del presidente Abdel Fattah al-Sisi e del governo egiziano che sta cercando di opprimere le voci dell’opposizione.

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