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    Cottarelli a TPI: “La manovra M5S-Lega? Come se Robin Hood andasse in banca a chiedere i soldi in prestito per darli ai poveri”

    Intervista all'ex commissario alla spending review, oggi direttore dell’Osservatorio conti pubblici italiani dell’Università Cattolica di Milano

    Di Pietro Mecarozzi e Giulia Riva
    Pubblicato il 23 Feb. 2019 alle 14:54 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 03:03

    Mentre sul piano politico si assiste a bradisismi democratici e ripetuti avvicendamenti per la leadership, sul fronte economico la situazione dell’Italia non sembra aver preso la giusta china. Il fantasma dello spread, nonostante l’ormai svanita notorietà, è tornato a mordere sui bilanci statali, mentre il fatturato dell’industria cola a picco (-7,3 per cento) come non faceva dal lontano 2009 e la recessione tecnica espande il suo contagio epidemico su mercati e borse.

    Alcuni economisti affermano che, per certi versi, il panorama attuale ricorda il preludio di quella crisi mondiale che tra il 2010 il 2011 colpì debiti sovrani e finanze pubbliche dell’Italia. Tra loro c’è Carlo Cottarelli, ex commissario alla spending review  durante il Governo Letta, premier incaricato per qualche giorno nel maggio 2018 e oggi direttore dell’Osservatorio conti pubblici italiani dell’Università Cattolica di Milano.

    Cottarelli spiega a TPI le tappe che hanno portato a una situazione simile, la perplessità che riserva sulla manovra pentaleghista e i rischi che corre l’economia italiana in un clima di perenne incertezza.

    Secondo il vicepresidente della Commissione europea Dombrovskis i “danni all’economia italiana sono stati fatti prima della correzione della manovra”. Quali sono le responsabilità del Governo?

    Le azioni prese nella seconda metà del 2018 sono cose che secondo me hanno fatto male all’economia, in un contesto in cui l’economia europea comunque rallentava. Tuttavia il Governo ci ha messo del suo. Mi riferisco a tutto questo tira e molla con l’Europa, tutti questi annunci di un deficit che inizialmente avrebbe sforato il 3 per cento, poi lo avrebbe sfiorato il 3 per cento, poi è stato il 2,4, con Tria che andava a negoziare 1,6, e alla fine è stato il 2,04 per quest’anno. Rimane aperta tutta la questione di come si finanziano queste maggiori spese nel 2020. Tutto questo tira e molla, dicevo, non ha fatto bene all’economia, ha creato incertezza.

    Quali motivazioni hanno spinto il Governo a formulare questa manovra?

    Io guardo i risultati e i comportamenti, le motivazioni non le so. Sarà stata inesperienza, sarà stata ideologia per cui si pensa necessariamente che se si sbatte il pugno sul tavolo si riesce a ottenere di più. Non lo so quale sia stata la motivazione. Sarà stato il voler dire “basta austerità, adesso dobbiamo davvero cambiare, il Governo del cambiamento è quello che serve all’Italia”. Fatto sta che sono state prese delle decisioni che non tengono in adeguata considerazione la difficoltà che noi abbiamo a prendere a prestito soldi sul mercato.

    L’aumento della pressione fiscale su banche e assicurazioni per finanziare la manovra ricadrà sui cittadini?

    Se le banche fossero particolarmente floride, le banche italiane intendo, forse questa cosa non verrebbe riversata sull’utenza. Ma in una situazione in cui in generale le banche italiane non sono particolarmente floride, è probabile che queste tasse vengano pagate poi dai cittadini. Il problema è che il Governo non può decidere alla fine chi paga le tasse.

    Il Governo contro Bankitalia: è giusto parlare di mancata vigilanza?

    Beh, il fatto che ci siano state delle crisi bancarie non vuol dire per sé che la Banca d’Italia non abbia fatto il suo dovere. Sarebbe come dire che il ministro dell’Interno si dovrebbe dimettere perché ancora ci sono furti e omicidi. Furti e omicidi ce ne saranno sempre, non si può ridurre a zero il problema. E crisi bancarie ce ne saranno sempre, sopratutto in una situazione economica come quella italiana.

    Reddito di cittadinanza e quota 100: potevano essere fatte meglio?

    In termini di “si poteva fare meglio usando quei soldi”: sì, si poteva fare meglio. Il mio problema, però, è che i soldi per il sostegno alla povertà vanno bene, ma non li posso finanziare prendendo a prestito soldi, per un paese che è già molto indebitato. Se c’è la necessità di sostenere, tra virgolette, i poveri, io tasso i ricchi. Facciamo Robin Hood. Robin Hood tassa il ricco per dare al povero, non è che Robin Hood va in banca e chiede i soldi a prestito per darli al povero. Perché questo è quello che si sta facendo: come se ci fosse Robin Hood che va in banca a chiedere i soldi in prestito per darli al povero”.

    Oggi su 2 milioni di cittadini solo l’1,8 per cento trova lavoro attraverso i centri per l’impiego. Funzioneranno per il reddito di cittadinanza?

    Sì, adesso ci saranno i navigator che risolvono i problemi…

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