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Banca d’Italia: “Lo scenario economico lombardo è drammatico, ma può riprendersi”

La Borsa di Milano. ANSA / Massimo Lapenda

Il rapporto annuale evidenzia una perdita di fatturato del 25% nel primo semestre, ma anche l'aumento di criticità nel sistema sanitario, che richiede precise scelte politiche

Di Lorenzo Zacchetti
Pubblicato il 26 Giu. 2020 alle 11:06

Banca d’Italia, rapporto annuale sull’economia della Lombardia

Lo scenario, come da attese, è drammatico, ma c’è possibilità di ripresa. La perdita di fatturato delle imprese potrebbe toccare il 25 per cento nel primo semestre dell’anno, anche a seguito della sospensione per lungo tempo di attività rappresentative di circa il 59 per cento del valore aggiunto del comparto.

E’ quanto emerge dal consueto rapporto della Banca d’Italia sulla Lombardia presentato dal direttore della sede milanese Giuseppe Sopranzetti e analizzato dai ricercatori Paola Rossi e Massimiliano Rigon. Nella successiva discussione sono intervenuti Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano e Carlo Mazzi, presidente di Prada spa. Conclusione del direttore generale di Banca d’Italia Daniele Franco.

Nel primo trimestre 2020 la produzione industriale è diminuita del 10 per cento circa, sia rispetto allo stesso periodo del 2019 sia rispetto al trimestre precedente. Le riduzioni più marcate sono state nei comparti delle calzature (-24,5 per cento sul periodo precedente), del legno (-19,2 per cento), dell’abbigliamento (-19%) e della siderurgia (-12,1%); nella chimica e nell’alimentare il calo è stato invece più contenuto (-0,1 e -3,7%, rispettivamente). Pesanti gli effetti del Coronavirus anche sull’export della Lombardia. Il rapporto di Banca d’Italia prevede che la domanda di beni proveniente dai principali partner commerciali della regione si possa contrarre di oltre il 10 per cento nel 2020.

La regione “locomotiva d’Italia” si conferma tale: nonostante tutto, i suoi indici sono sopra la media italiana. Pur con una economia in rallentamento, ha raggiunto nel 2019 i livelli pre-recessione del 2008 quando l’emergenza sanitaria e il conseguente lockdown ha causato un calo del pil di circa il 6% nel primo trimestre ed una significativa contrazione del prodotto anche nel secondo trimestre dell’anno, pur in presenza di numerose misure di sostegno dell’economia varate dal governo e dalle autorità locali.

La possibilità di recuperare nel 2020 i livelli di attività dipenderà da un insieme di fattori. Per alcuni settori, come quello manifatturiero, è possibile che venga recuperata parte della produzione persa durante la vigenza delle misure di contenimento; per molti comparti dei servizi si tratta di un’eventualità meno plausibile, anche per la riduzione dei flussi turistici che resteranno verosimilmente modesti per un periodo prolungato (alcune fonti parlano del 2022).

In merito al mercato del lavoro, dopo un anno in cui l’espansione dell’occupazione era proseguita, il blocco delle attività produttive ha coinvolto oltre un terzo degli occupati e le ore autorizzate di Cassa integrazione sono aumentate di quasi venti volte rispetto allo stesso periodo del 2019. Dati fortemente negativi riguardano anche i bilanci degli enti territoriali lombardi, in particolare i Comuni, per la riduzione delle entrate e l’ aumento delle spese.

Il Rapporto presenta anche una sezione dedicata alla sanità, nella quale si leggono numeri interessanti.

In base ai dati del Ministero della Salute, nel 2018 la Lombardia aveva una dotazione complessiva di posti letto superiore alla media italiana e allineata a quella delle regioni del Nord, coinvolte in misura più intensa nell’emergenza sanitaria. Il confronto è meno favorevole con riferimento ai posti letto riservati alla terapia intensiva, che a inizio 2020 erano in linea con la media nazionale, ma inferiori a quella del Nord (8,6 ogni centomila abitanti in Lombardia e in Italia, contro i 9,0 nella macroarea).

E ancora. In rapporto alla popolazione, la Lombardia si caratterizza per una dotazione di personale in convenzione (che comprende medici di base, pediatri di libera scelta e medici di continuità assistenziale) inferiore alla media italiana e delle regioni del Nord. Il divario era più forte soprattutto con riferimento agli anziani: 547 ogni 10.000 curati a domicilio in regione, contro circa 720 nella media del Nord; tale forma di assistenza risultava in Lombardia meno sviluppata anche nel confronto con la media nazionale. L’utilizzo di strutture residenziali e semiresidenziali, in particolare per anziani, era invece superiore in regione rispetto alla media delle altre regioni di confronto. Traducendo: la Lombardia ha puntato sulle RSA più che sulla cura domiciliare degli anziani, così come è avvenuto per la sanità in generale che ha visto penalizzata quella sul territorio a favore degli ospedali pubblici e privati.

Cosa avverrà nei prossimi mesi? Difficile prevederlo anche perché non è possibile tradurre in percentuali la risposta della popolazione allo choc della pandemia: tornerà la fiducia? Riprenderanno i consumi? E in quale misura?

Gli interventi forniscono alcune importanti indicazioni: investimenti sul ‘capitale umano’, in ricerca e sviluppo, formazione, innovazione, velocità di esecuzione dei progetti. La crisi Covid-19 può trasformarsi in opportunità grazie alle risorse europee. A decidere sarà la politica.

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