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Migranti, dopo 7 anni si chiude il caso della nave Iuventa: tutti prosciolti

Di Marco Nepi
Pubblicato il 19 Apr. 2024 alle 17:52

Migranti, dopo 7 anni si chiude il caso della nave Iuventa: tutti prosciolti

Tutti prosciolti al termine di un procedimento durato 7 anni. Il tribunale di Trapani ha pronunciato una sentenza di non luogo a procedere per l’equipaggio della nave Iuventa e gli operatori delle ong Medici senza frontiere e Save the children che con loro erano imbarcati. Nessun favoreggiamento dell’immigrazione clandestina per l’equipaggio di nave Iuventa, operata dalla ong Jugend Rettet.

Le organizzazioni umanitarie erano accusate dai pm di Trapani di aver stretto accordi con i trafficanti di uomini”, trasbordandoli dalle navi libiche. Accuse sempre smentite dalle ong coinvolte.

Secondo il gup il fatto non sussiste: mancavano cioè gli elementi per istruire l’inchiesta. Una posizione diversa da quella sostenuta più recentemente dalla pubblica accusa, che aveva rinunciato a esercitare l’azione penale sottolineando che gli indagati avessero agito per ragioni di solidarietà.

“La formula assolutoria dice che non c’era niente, mancava la condotta materiale”, ha commentato l’avvocato Alessandro Gamberini, legale della ong Jugen Rettet.  “I fatti materiali non sono stati dimostrati e non erano dimostrabili come noi abbiamo sostenuto con richieste di archiviazione alla Procura. Questo processo è una delle origini del male, della diffamazione delle ong chiamate spesso a essere complici dei trafficanti”, ha aggiunto.

Il procedimento avviato dalla procura di Trapani aveva anche portato al sequestro della nave. L’imbarcazione, che si stima abbia salvato 14mila persone negli anni in cui era attiva, ora è inutilizzabile.

“Dopo sette anni di false accuse, slogan infamanti e una plateale campagna di criminalizzazione delle organizzazioni impegnate nel soccorso in mare, cade la maxi-inchiesta avviata dalla procura di Trapani nell’autunno del 2016, la prima della triste epoca di propaganda che ha trasformato i soccorritori in ‘taxi del mare’ e ‘amici dei trafficanti’, ha dichiarato Medici senza frontiere.

“Questa decisione, che arriva a conclusione di una vicenda giudiziaria durata quasi sette anni, riconosce la verità sul nostro operato e sull’impegno umanitario per salvare vite in mare”, le parole di Daniela Fatarella, direttrice generale di Save the Children.

Secondo Elly Schlein, si è trattato di una “sentenza storica”. “Questo dimostra che soccorrere è un obbligo e che come abbiamo sempre detto la solidarietà non è reato”, ha detto la segretaria del Partito democratico. “Le organizzazioni umanitarie impegnate nelle operazioni di soccorso in mare devono essere ringraziate e non criminalizzate, perché sopperiscono alla mancanza di una Missione europea di ricerca e soccorso in mare per cui il Partito democratico continuerà a battersi: in sostanza fanno quello che dovrebbero fare gli Stati e l’Unione europea”, ha aggiunto. “Speriamo nessuno si azzardi mai più a chiamarle taxi del mare”.

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