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È vero che l’Unhcr fornisce ai migranti carte di credito Mastercard finanziate da Soros? Ecco come stanno le cose

Una delle contestate carte di credito

La notizia arriva dalla Croazia ed è stata ripresa da diversi media e politici italiani. Ma è veramente così?

Di Enrico Mingori
Pubblicato il 14 Nov. 2018 alle 14:07 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:37

Secondo alcuni articoli di stampa italiani ed esteri pubblicati tra settembre e novembre 2018, in Croazia la polizia ha trovato dei migranti richiedenti asilo in possesso di carte di credito Mastercard anonime con il logo dell’Unhcr (l’Alto commissariato Onu per i rifugiati) che sarebbero finanziate dalla fondazione Open Society, che fa capo al famoso finanziere George Soros.

La notizia è stata ripresa da alcuni esponenti politici, tra cui Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, che ha accusato Soros e l’Unhcr di sostenere l’immigrazione clandestina.

Il deputato Carlo Fidanza, anche lui di Fratelli d’Italia, ha parlato di queste carte di credito durante un dibattito televisivo al quale era presente anche Carlotta Sami, presidente dell’Unchr.

L’Alto commissariato delle Nazioni Unite ha risposto con un comunicato diffuso il 9 novembre, in cui ha espresso “sdegno” per le accuse ricevute e ha spiegato che, avendo una “responsabilità globale nella protezione dei diritti dei rifugiati”, fornisce effettivamente aiuti economici ai richiedenti asilo, ma senza alcun coinvolgimento di Soros.

Per capire come stanno effettivamente le cose occorre fare un passo indietro e risalire all’origine di questa notizia, vera o presunta.

Nel suo articolo del 5 novembre il quotidiano Libero cita come sua fonte l’emittente tv croata Nova24, testata che secondo il New York Times appartiene a uomini d’affari vicini al premier ungherese Viktor Orban.

Nova24, a sua volta, riferisce di aver tratto le informazioni sulle carte di credito da un reportage del sito croato Kamnjar.com. “Molti dei migranti che troviamo hanno carte di credito Mastercard. Senza un nome: sopra ci sono solo il numero e la scritta Unhcr”, dice un poliziotto citato nell’articolo. In un altro passaggio, poi, l’autore del reportage dice di aver incontrato in un campo profughi due volontari di Open Society, la fondazione di Soros.

Nova24 sottolinea che solo in Grecia per il 2018 l’Unhcr ha stanziato 155 milioni di euro per aiutare i migranti e ricorda che Mastercard e Open Society hanno siglato un accordo per “promuovere lo sviluppo economico e sociale dei gruppi svantaggiati nel mondo, in particolare, dei rifugiati e dei migranti”.

Da qui la notizia secondo cui ai richiedenti asilo sarebbero fornite carte di credito Mastercard con il logo dell’Unhcr finanziate dalla fondazione di Soros. In realtà le cose non stanno esattamente così.

L’Unhcr fornisce effettivamente aiuti economici ai migranti. Lo fa attraverso bancomat, carte di credito, e carte prepagate fornite da diversi operatori, tra cui Mastercard. Per ogni richiedente asilo è previsto un sostegno pari a circa 36 euro al mese per garantire la copertura delle spese personali essenziali.

Queste forme di aiuto vengono distribuite nell’ambito di un programma concordato tra l’Alto commissariato e la Commissione europea: il piano è operativo  in Grecia e Moldavia.

Sono queste le carte di credito di cui si parla negli articoli di stampa citati sopra, ma rispetto a queste forme di contributo economico né Soros né la sua fondazione Open Society c’entrano nulla.

Soros – e non la sua fondazione – ha invece raggiunto un accordo con Mastercard nel 2017 per esplorare possibili soluzioni d’impresa allo scopo di favorire lo sviluppo umano delle comunità più vulnerabili, specialmente migranti e rifugiati. Qui però l’Unhcr non svolge alcun ruolo.

In conclusione, dunque, è vero che esistono carte di credito anonime con il logo dell’Unhcr che vengono assegnate in alcuni Paesi ai richiedenti asilo, ma non è vero che queste non sono finanziate dalla fondazione Open Society di Soros. È vero che il miliardario ungherese ha intavolato in partnership con Mastercard un piano di aiuti economici per i migranti, ma non è vero che in questa operazione è coinvolto l’Alto commissariato Onu per i rifugiati.

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