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Migranti Diciotti, Baobab a TPI: “Non sono ricercati, il blitz è solo propaganda politica”

Il presidio di Baobab Experience. Credit: Facebook/Baobab Experience

16 migranti provenienti dal centro di accoglienza di Rocca di Papa sono stati prelevati dal presidio dell'associazione e portati in questura

Di Cristiana Mastronicola
Pubblicato il 7 Set. 2018 alle 16:50 Aggiornato il 7 Set. 2018 alle 18:34

Quattro blindati della polizia e alcune macchine della digos, accompagnati da un pullman, si sono presentati nella mattinata di venerdì 7 settembre al presidio dell’associazione Baobab Experience prelevando 16 migranti.

Le forze dell’ordine, arrivate nel piazzale alle spalle della stazione Tiburtina di Roma, stavano cercando i migranti scesi dalla nave Diciotti e accolti al centro di Rocca di Papa.

Alcuni di questi da qualche giorno si sono allontanati in maniera volontaria dal centro di accoglienza e, non essendo in stato di detenzione, hanno raggiunto Roma e il presidio del Baobab. Da qui avrebbero proseguito il loro viaggio verso il nord Europa, per ricongiungersi coi loro familiari.

A dare la notizia del blitz sono stati proprio i volontari dell’associazione, con un post su Facebook: “Agenti in tenuta antisommossa hanno caricato di forza 16 ragazzi sul bus”, si legge.

I migranti, che erano in fila per essere visitati dallo staff di Medici senza frontiere, sono stati condotti all’ufficio immigrazione di via Patini insieme ad operatori legali e avvocati.

TPI ha intervistato Andrea Costa, coordinatore dell’associazione Baobab Experience.

Che cosa è successo al presidio?

Stamattina ai margini di un’operazione di sgombero in via Costi, le forze dell’ordine, in tenuta antisommossa, sono arrivate qui e hanno prelevato sedici migranti della Diciotti.

Questi ragazzi sono considerati scomparsi, ma in realtà non sono né ricercati né fuggitivi. Si sono allontanati dal centro di accoglienza cui erano stati assegnati perché il loro desiderio è quello di proseguire il viaggio. Sono stati presi e portati in questura per essere identificati.

Da due giorni sui giornali si legge che questi migranti della Diciotti sono scomparsi. In realtà stavano solo facendo quello che fa la maggior parte dei migranti che arriva a casa: continuare il viaggio. Momentaneamente si erano fermati al nostro presidio.

Non è così assurdo, quindi, che i migranti si allontanino dai centri di accoglienza a cui vengono assegnati.

Abbiamo aiutato circa 75mila migranti in transito nel nostro paese. Questi erano semplicemente sedici di quei 75mila.

Sono persone già dientificate, quindi non si capisce che bisogno c’era di venire qui in assetto antisommossa per prelevare persone con delle fragilità. Persone già profondamente segnate dal viaggio prima e dal sequestro sulla nave poi.

Facciamo quindi chiarezza sulle parole: si è parlato di fuggitivi, ma in realtà non lo erano.

Sono liberi. Non sono né fuggiaschi né ricercati. È l’ennesima falla in una legislazione sull’immigrazione che evidentemente non è all’altezza.

Possiamo pensare a una mossa di tipo propagandistico?

Assoluatmente sì. È propaganda intorno a questi poveracci che hanno già subito tutto quello che un essere umano possa subire.

Continua il circo mediatico. E soprattutto la politica continua a sfruttarli come argomento per questa o quella tesi. Staimo parlando di donne, uomini e minori non accompagnati la cui unica colpa è quella di essere stati costretti a fuggire da una dittatura e cercare di ricongiungersi con i loro familiari nei paesi del Nord Europa.

Come Baobab avete scelto di non rendere noto il fatto che stessero lì da voi.

Lo rivendichiamo come Baobab Experience e lo rivendico come coordinatore. Non essendo fuggiaschi, non essendo ricercati, abbiamo mantenuto il silenzio innzanzitutto per protezione. Perché se uno scappa da una dittatura spesso è ricercato dal paese di provenienza, dalla dittatura stessa.

Il secondo motivo è stato per difenderli dal circo mediatico. Terzo, per difenderli da una legislazione non all’altezza e sbagliata in materia di immigrazione. Ultimo, perché rivendichiamo anche noi il loro diritto di libertà di movimento. Nel nsotro paese e in Europa.

Quando parla di falle nella legislazione si riferisce al trattato di Dublino?

Sì, il trattato di Dublino – firmato tra l’altro dal leghista Maroni – fa sì che il migrnte debba chiedere asilo anche se ha diritto a protezione, come è per gli eritrei. Il migrante viene in qualche maniera costretto a chiedere asilo nel paese in cui sbarca e resta difficile pensare che qualcuno sbarchi in Scandinavia, in Belgio, in Germania o in Svizzera. Chiaramente i migranti sbarcano in Italia o in Grecia.

È già successo che ci fossero blitz del genere al Baobab, mirati a riportare nei centri di accoglienza i migranti?

No, non era mai successo. È successo solo perché questi poveri migranti della Diciotti sono diventati un caso mediatico.

Che succede adesso?

Adesso verranno rilasciati, perché non c’è alcun motivo per trattenerli. Il problema è che è stata inflitta loro  una ulteriore mortificazione, una ulteriore umiliazione: deportati, schedati, fotografati, di nuovo prese le impronte. Sanno rilasciati e l’unica cosa che ci auguriamo è che possano proseguire il loro viaggio. E noi faremo di tutto per aiutarli.

Una volta che passano il confine, però, c’è il rischio che vengano rimandiati indietro, sempre per Dublino.

Il rischio c’è, ma questa volta penso che abbiano una possibilità in più nel chiedere asilo in un altro paese, ovvero la mancata accoglienza dell’Italia. Un paese che come prima cosa tiene sequestrati donne, uomini, bambini, con gravi problemi sanitari dovuti alla tortura – subita nei campi in Libia dove noi li costringiamo a stare – non può essere considerato accogliente. Questo è un motivo in più che spinge i migranti a lasciare questo paese.

Baobab Experience continua a fare quello che ha sempre fatto.

Baobab Experience continerà a fare quello che ha fatto con oltre 75mila migranti. A dare accoglienza, ristoro, informazioni, consigli legali, aiuto medico, cibo, vestiti a tutte quelle donne e quegli uomini che cercano una vita migliore.

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