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    Il bambino che si ribellava alle sparatorie fra gang colpito da un proiettile vagante

    Nel 2015 Zarriel Trotter era stato scelto come protagonista di un video sulla violenza contro i neri. Un anno dopo è rimasto vittima di una banda criminale

    Di TPI
    Pubblicato il 30 Mar. 2016 alle 11:38 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 03:07

    Zarriel Trotter un anno fa era stato scelto insieme ad altri adolescenti delle scuole di Chicago per una campagna di sensibilizzazione, volta a denunciare le quotidiane violenze subite dalle comunità afroamericane residenti nella West Side della città da parte delle gang giovanili. 

    Venerdì 25 marzo 2016, il bambino di tredici anni è stato colpito alla spina dorsale nel quartiere di South Austin, a Chicago, da un proiettile vagante sparato a qualche isolato dalla sua abitazione da alcune gang criminali rivali, che si contendevano il controllo delle aree della città.

    Il tredicenne è stato immediatamente trasportato in condizioni critiche al Mount Sinai Hospital e sottoposto a un intervento chirurgico. 

    Secondo le autorità locali, il ragazzo si trovava a circa mezzo miglio (800 metri) dal punto in cui il proiettile è stato sparato e non era il bersaglio designato. 

    In quel momento, due gruppi di persone hanno iniziato a discutere per strada quando uno dei membri della banda ha tirato fuori una pistola e ha sparato due colpi, ha precisato un portavoce della polizia di Chicago.

    Nel video-denuncia “Black is human” pubblicato sul canale YouTube, Zarriel raccontava come fosse difficile vivere in una comunità dove “le persone escono di casa e vengono colpite da proiettili e uccise. La perdita di un ragazzo nero è una perdita anche per l’America”. 

    (Qui sotto la campagna anti-violenza “Black is human”. Al minuto ventinove la testimonianza di Zarriel Trotter)

    Zarriel Trotter s’inserisce così nella lista quotidiana delle vittime innocenti di sparatorie fra gruppi criminali rivali nelle periferie delle grandi città americane.

    Secondo gli ultimi dati forniti dal Centers for disease control and prevention di Chicago, nei primi due mesi del 2016 si sono registrati complessivamente un centinaio di omicidi nei sobborghi della città: a gennaio sono state almeno 51 le persone rimaste coinvolte e uccise nella guerra fra gang, e nel mese di febbraio sono stati almeno 43 gli omicidi compiuti. 

    Il Chicago Tribune ha detto che il numero dei morti nei primi due mesi dell’anno è stata la più alta mai registrata in quasi due decenni. 

    “Questa è una zona di guerra e la gente ha paura”, ha sottolineato il reverendo Michael Pfleger, un pastore cattolico che ha guadagnato l’attenzione dei media nazionali e locali per il suo lavoro con i giovani in difficoltà, in particolare quelli coinvolti nella spirale di violenza. 

    Su Twitter, Pfleger ha tenuto per qualche tempo un conteggio delle vittime uccise o che hanno subito violenza da parte di bande criminali attraverso l’hashtag #Chi-Raq (come in Iraq), un chiaro riferimento al film del regista Spike Lee – Chiraq, uscito nel 2015 – che racconta la storia di Chi-Raq Dupree, a capo di una gang di neri, che vede in quella capitanata da Cyclops i loro rivali. Le sparatorie sono all’ordine del giorno ma quando viene uccisa una bambina la situazione cambia. 

    “È stato straziante sentire che uno dei miei studenti è stato ferito in questo modo”, ha raccontato al Chicago Tribune Elizabeth Jamison-Dunn, preside della Charter School, dove Zarriel frequenta i corsi. “Stiamo pregando per lui affinché si salvi”. 

    Un parente del ragazzo ha raccontato inoltre che Zarriel stava facendo rientro a casa dopo aver giocato a basket con i suoi amici, quando gli hanno sparato. “La paura cresce ogni giorno qui. I giovani di Chicago non possono uscire fuori consci del fatto che potrebbero essere loro i bersagli di sparatorie e violenze”. 

    Nel mese di Novembre, Chicago fu scossa dalla morte di un bambino di nove anni, Tyshawn Lee, ucciso in un vicolo della città nel South Side. Il ragazzo era stato colpito più volte al volto e alla schiena. Era stato preso di mira perché suo padre era un membro della banda rivale, secondo le autorità locali. 

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