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    L’ex comandante della Wagner: “Putin cercherà di sottomettere l’organizzazione. Ha bisogno dei suoi mercenari”

    Di Anton Filippo Ferrari
    Pubblicato il 25 Ago. 2023 alle 10:33

    Dopo lo schianto del jet Embraer E35 Legacy 600, in cui sono morti il capo della Wagner Yevgeny Prigozhin e i suoi due vice, Dmitry Utkin e Valery Chekalov, una delle domande che in tanti si stanno facendo è: cosa ne sarà della milizia privata russa? Il gruppo Wagner riuscirà a sopravvivere come struttura militare parallela indipendente o verrà inglobata dalle forze armate del Cremlino?

    Domande a cui ha cercato di dare risposta Marat Gabidullin, ex comandante della Brigata, intervistato da La Repubblica. Secondo l’ex mercenario non c’è un altro Prigozhin pronto a raccoglierne l’eredità. Ma se Putin tenterà di colmare questa lacuna, imponendo qualcuno dei suoi uomini come nuovo leader della Wagner, “i mercenari se ne andranno”.

    Dopo il tentato golpe dello scorso giugno, “per Prigozhin si era messa male. Era troppo esposto ai rischi e alle vendette, non tanto del Cremlino quanto dei capi di quelle strutture commerciali e multinazionali che lavoravano con lui in Africa e che ha depennato”, ha detto Gabidullin che non è convinto dell’ipotesi che dietro la morte di Prigozhin ci sia il presidente russo. “Se ha perso del tutto il lume della ragione, può essere complice di quanto accaduto. Ma a Putin la Wagner serve – ha spiegato l’ex comandante – non può fare a meno del lavoro che svolgono per lui in Africa, sostenendo i regimi, anche golpisti, per ottenere il sostegno alla Russia nelle assemblee internazionali. Ed è Putin che approvò la fondazione della Wagner, anni fa, arrivando a inserirla nella macchina statale. Chi credete che paghi i mercenari? Gli stipendi base, 2mila 500 dollari al mese se si è impiegati in teatri bellici, arrivano dal bilancio della Federazione“. La Wagner non muore con Prigozhin, “ma il suo futuro si è fatto davvero incerto“.

    Di parere diverso il viceministro della Difesa e generale maggiore della riserva ucraino Volodymyr Gavrilo: “La morte di Prigozhin segna la fine della Wagner così come l’abbiamo conosciuta”, ha detto al Corriere della Sera. “L’intera organizzazione si basava sul carisma del suo capo e del suo vice, Dmitrij Utkin, che l’aveva fondata. Erano loro a garantire il collegamento e la simbiosi tra lo Stato russo e la milizia. Spariti loro, nulla può più funzionare, i mercenari sono ancora tanti, ma sono anche fragili, esposti, privi di fondi e direzione coerente. Vedremo forse nei prossimi giorni qualche timido episodio di resistenza in Russia, ma non avrà alcun peso sullo scenario ucraino”. E riguardo allo schianto del jet: “Non mi sorprende che Prigozhin sia morto in modo violento. Tanti in Russia volevano eliminarlo il prima possibile”.

    Per l’Institute for the Study of War (Isw), il gruppo Wagner non riuscirà più a sopravvivere come struttura militare parallela quasi indipendente. La milizia avrà difficoltà a resistere agli sforzi del Cremlino e del ministero della Difesa russo di “indebolire, sottomettere e distruggere l’organizzazione”.

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