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    Volo Malaysia Airlines abbattuto nel 2014, la sentenza: “Fu colpito da razzo dei separatisti filorussi”

    Di Massimiliano Cassano
    Pubblicato il 17 Nov. 2022 alle 16:34

    È stato un missile di tipo Buk sparato da Pervomaisk, una località nel distretto di Lugansk, ad abbattere il volo MH17 della Malaysia Airlines partito da Amsterdam il 14 luglio del 2014 e diretto a Kuala Lumpur. Il mezzo sparì improvvisamente dai radar, colpito dall’artiglieria governata dalla regione che al momento dell’abbattimento era sotto controllo dei militanti separatisti filorussi: morirono tutti, 298 persone, tra passeggeri e membri dell’equipaggio. A oltre otto anni di distanza dai fatti è arrivato il verdetto del tribunale olandese di massima sicurezza allestito vicino all’aeroporto Schiphol di Amsterdam. “Frammenti del missile Buk trovati nei corpi delle vittime sono prova inconfutabile del fatto che fu questo missile a causare l’abbattimento del volo”, ha spiegato la corte, confermando quando stabilito anche dall’inchiesta internazionale.

    Il processo era iniziato a marzo 2020, e vedeva quattro imputati. Igor Girkin, ex colonnello di 51 anni del Servizio di sicurezza federale russo (Fsb). All’epoca era ministro della Difesa e comandante delle forze armate dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk, e i suoi subordinati Sergey Dubinskiy, Oleg Pulatov e Leonid Kharchenko. Di questi, soltanto Pulatov era rappresentato al processo da alcuni legali difensori, ed è l’unico a non essere stato condannato. In una registrazione video mostrata in aula, l’imputato ha insistito sulla sua innocenza e ha detto ai giudici: “Ciò che mi importa è che la verità venga rivelata. Per me è importante che il mio Paese non venga incolpato di questa tragedia”. Il suo team di difesa ha anche screditato le prove e sostenuto che Pulatov non abbia avuto un processo equo. I tre condannati, prevede la sentenza, devono pagare insieme 16 milioni di euro più gli interessi ai parenti sopravvissuti, che erano in aula al momento del verdetto.

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