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    Virus Cina, Burioni: “Alzare la soglia d’attenzione: rischio per l’Italia non è minimo”

    Roberto Burioni sulla sua pagina web 'MedicalFacts' ha commentato le ultime notizie sul misterio virus cinese che ha già fatto 6 vittime. Il virologo ha voluto lanciare un'allerta sui rischi connessi alla trasmissibilità del virus

    Di Lara Tomasetta
    Pubblicato il 21 Gen. 2020 alle 13:47 Aggiornato il 30 Gen. 2020 alle 16:48

    Virus Cina, Burioni: “Rischio per l’Italia non è minimo, alzare allerta”

    “Leggo sui giornali che le autorità europee hanno affermato che il rischio che il virus arrivi in Europa, e in particolare in Italia, è minimo. Io non sono per niente d’accordo con loro, ma spero vivamente di sbagliarmi”.

    Lo scrive il virologo Roberto Burioni sulla sua pagina web ‘MedicalFacts’ commentando cosa sta accadendo in Cina con l’emergenza sanitaria scattata dopo i 6 decessi e i contagi del nuovo virus che si è diffuso dal mercato del pesce della città cinese di Wuhan.

    Il virus che si è sviluppato in Cina e che ha già provocato 6 morti potrebbe arrivare presto in Italia? E quali sono i rischi di un possibile contagio?

    Mentre un team di esperti della National Health Commission ha ufficializzato il fatto che il misterioso virus cinese si trasmette da uomo a uomo, il famoso virologo italiano ha voluto lanciare un’allerta sui rischi connessi alla trasmissibilità del virus.

    Conosciuto con il nome scientifico di 2019-nCoV, il virus non era mai stato registrato prima d’ora negli esseri umani.

    L’agente patogeno è simile alla Sars, il virus, nato dagli animali e diffusosi sempre in Cina, che nel 2013 portò alla morte di oltre 800 persone in tutto il mondo, seppur la maggior parte in Asia.

    “Purtroppo il virus ha scelto il momento peggiore per saltare fuori: il 25 gennaio è il Capodanno Cinese, che corrisponde all’unico lungo periodo di ferie per i cinesi e viene sfruttato solitamente per viaggiare, anche all’estero – aggiunge Burioni – Per cui, siccome da Wuhan arrivano in Italia tre voli a settimana, io consiglierei al ministro della Salute una grandissima attenzione agli aeroporti”.

    “Al momento – spiega il virologo – non sappiamo né quanto il virus sia pericoloso (ossia quanti degli infettati sviluppano sintomi gravi), e neanche quanto sia facile il contagio (anche se su questo punto i primi dati non autorizzano l’ottimismo). Non c’è da allarmarsi, ma bisogna alzare immediatamente la soglia di attenzione, perché al momento non abbiamo un vaccino (per la gioia dei cretini antivaccinisti), e neanche una cura efficace, per cui l’unico modo di combattere il virus è impedirne la diffusione”.

    “Il nuovo virus si sta diffondendo in maniera molto veloce. E le autorità di Pechino, come sempre, hanno cercato di minimizzare il pericolo – aggiunge Burioni – Pessime notizie perché il virus è diventato in grado di trasmettersi da uomo a uomo. È quindi accaduto quello che noi virologi chiamiamo ‘spillover’, ovvero ‘tracimazione’. Un virus è passato da un animale a un uomo e si è adattato all’uomo: ora è a tutti gli effetti un virus umano. Un nuovo virus umano”.

    Secondo Burioni “la situazione è molto confusa: nella migliore tradizione le autorità cinesi – che a fine 2002 ritardarono in maniera inaccettabile la diffusione di notizie sulla Sars, non consentendo una pronta risposta internazionale contro questa malattia – si sono comportate in maniera non molto diversa. Per tre settimane hanno sostenuto che la trasmissione da uomo a uomo non avveniva e hanno tenuto fermo a 59 casi il conto dei malati”.

    “Quando poi gli studiosi dell’Imperial College – ricorda il virologo – hanno messo nero su bianco quello che tutti gli esperti pensavano, ovvero che il numero di casi era immensamente più alto (gli inglesi li hanno stimati in 1.700, ma secondo me sono di più), anche i cinesi hanno dovuto calare la maschera, ma tenendosi sempre molto, troppo bassi”.

    “Le bugie in questo campo hanno le gambe cortissime e i virus al contrario corrono molto velocemente, e i primi casi tra i sanitari e in altre nazioni, si sono già verificati, smentendo i numeri e la visione troppo ottimistica delle autorità cinesi”, conclude Burioni.

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