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    Minacce di morte, violenze sessuali e discriminazione: la metà delle donne nei parlamenti d’Europa subisce molestie

    La parlamentare europea Terry Reintke parla di #MeTooEU a Bruxelles. Fonte: change.org

    Un nuovo studio mostra gli straordinari livelli di violenza a cui sono sottoposte le donne che lavorano nei parlamenti di tutta Europa.

    Di Viola Stefanello
    Pubblicato il 18 Ott. 2018 alle 10:50 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 01:31

    Ero nella sala fotocopie del Parlamento Europeo, fuori dal mio ufficio. All’improvviso, il mio collega è entrato nella stanza. Mi ha sorriso, ha preso la sua mano e l’ha messa sul mio collo, poi ha preso ad accarezzarmi la schiena fino in fondo. ‘Il tuo sedere è fantastico con questo vestito’, ha detto”.

    “Il primo giorno del mio stage al Parlamento Europeo, sono entrata in ascensore e ci ho trovato un uomo che non conoscevo. Mi ha guardata dalla testa ai piedi e poi mi ha detto che non ci sono tante belle donne lì, e che dato che ero nuova avrei dovuto cogliere l’opportunità di ‘assaggiare i suoi pancake’. Continuava ad avvicinarmisi, sembrava non interessarsi del fatto che ero evidentemente a disagio. Poi ha aggiunto che ‘i pancake dovrebbero essere mangiati la mattina’, e che avrei dovuto assolutamente andare a mangiarli da lui”.

    Sono stata inviata in missione speciale e ho deciso di condividere un AirBnB con un collega. Una sera ero a letto quando ho sentito qualcuno bussare alla porta. Ero stanca quindi non ho risposto. All’improvviso la porta si è aperta e il mio collega è entrato in camera mia, indossando soltanto le mutande. Mi sono arrabbiata e ho insistito che se ne andasse. Invece, è entrato nel mio letto: ero così spaventata che mi sono appallottolata in un angolo e l’ho pregato di lasciarmi stare. Invece di rispettare il mio volere, ha deciso di aggredirmi. (…) Ho presentato una denuncia all’autorità competente il 3 ottobre 2017. Sto ancora aspettando una risposta”.

    Sono soltanto alcune delle storie raccolte da MeTooEP, il blog aperto il 9 ottobre per raccontare le storie di molestie sessuali subite dalle donne che lavorano nel Parlamento Europeo.

    Il progetto va a inserirsi nella più ampia narrativa della campagna #MeToo, inaugurata nell’autunno del 2017 in seguito alla pubblicazione delle inchieste giornalistiche sugli abusi sessuali commessi dal produttore statunitense Harvey Weinstein su New Yorker e New York Times. 

    Partendo dalle storie di molestie e violenze del mondo di Hollywood, il movimento #MeToo ha conquistato il mondo, venendo scelto come persona dell’anno 2017 da Time ed investendo man mano i settori più svariati, arrivando già un anno fa a toccare l’universo politico europeo – senza però generare un vero cambiamento.

    È di martedì, infatti, un report dettagliato pubblicato dall’Inter-Parliamentary Union, un’ONG che collega i parlamenti di 178 paesi sovrani al mondo. Nel documento, intitolato “Sessismo, molestie e violenze contro le donne nei parlamenti d’Europa”, spiccano dei dati preoccupanti sulle condizioni lavorative delle donne che – come rappresentanti elette o membri dello staff – abitano le assemblee parlamentari dei vari Paesi europei.

    I dati sulle violenze e le molestie contro le donne nei parlamenti europei

    Lo studio, basato su delle interviste dettagliate con 123 donne provenienti da 45 Paesi europei – 81 rappresentanti politiche e 42 membri del personale parlamentare – mostra che il 46.9 per cento delle intervistate ha ricevuto minacce di morte o di stupro legate al loro lavoro in Parlamento, e che il 58.2 per cento è stata vittima di attacchi sessisti sui social network.

    Per quanto riguarda le parlamentari, l’82.5 per cento ha detto di aver sofferto violenze psicologiche durante il proprio mandato: un dato che aumenta se si guarda in particolare alle donne politiche sotto i 40 anni o a quelle che si occupano in particolare di parità di genere.

    Il 24.7 per cento delle intervistate ha affermato di aver subito violenze sessuali, mentre il 14.8 per cento ha denunciato violenze di natura fisica.

    Soltanto il 50 per cento delle donne che hanno ricevuto minacce di violenze fisiche ha deciso di riportare l’incidente alle forze dell’ordine. Fonte: “Sexism, harassment and violence against women in parliaments in Europe”, Inter-Parliamentary Union.

    “Come parlamentare donna, sono profondamente disturba il fatto che il nostro studio abbia mostrato come il problema delle molestie sessuali nei parlamenti sia ancora più grave di quanto pensassimo”, ha dichiarato la presidente dell’Inter-Parliamentary Union Gabriela Cuevas a Deutsche Welle.

    “Non soltanto questo genere di molestie è un’infrazione dei diritti delle donne, ma è anche negativo per la democrazia. Dobbiamo riconoscere l’effetto perverso che queste azioni possono avere sulla libertà d’azione delle parlamentari”, ha continuato.

    Il problema tocca da vicino Bruxelles: oltre 138mila persone hanno infatti firmato una petizione rivolta al presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani per chiedere di attuare una politica a “tolleranza zero” nei confronti delle molestie nel Parlamento Europeo, “che siano strutturali, sessuali, fisiche o psicologiche”.

    La petizione è stata consegnata in marzo a Tajani, che ha twittato “129000 cittadini hanno firmato una petizione per sollevare l’attenzione sulle molestie, chiedendo misure concrete per prevenire gli abusi ed emancipare chi li ha subiti fornendo l’oro il supporto necessario”.

    A mesi di distanza, però, il report pubblicato martedì mostra come gran parte dei parlamenti d’Europa abbia, per il momento, fallito nell’introdurre dei meccanismi adeguati per permettere alle donne di denunciare i soprusi o chiedere aiuto.

    Se, infatti, nell’ottobre 2017 il Parlamento Europeo ha votato a favore di una risoluzione contro le molestie sessuali tra le mura dell’istituzione, a un anno di distanza nulla è cambiato. “Non c’è più molto tempo”, scrivono le fondatrici del blog MeTooEP. “Le elezioni europee si terranno nel maggio del 2019, e questo vuol dire che abbiamo meno di un anno per far sì che la risoluzione diventi operativa”.

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