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    Violenza e perdono

    Un audio-documentario sulla tematica del perdono nelle zone di guerra attraverso 50 interviste realizzate in Uganda e Ruanda

    Di Davide Maria Vavassori
    Pubblicato il 3 Dic. 2014 alle 09:25 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 12:20

    La dimensione umana del perdono è uno degli aspetti più complessi da affrontare in situazioni post-conflittuali.

    Sentimenti come l’odio, la rabbia e la vendetta generano circoli viziosi che alimentano senza sosta conflitti che si protraggono per anni in un continuo processo di violenza reciproca.

    Phil Clark, professore alla SOAS University of London, ha realizzato per la fondazione privata del Fetzer Institute un audio-documentario in cui analizza la tematica del perdono nelle zone di guerra attraverso 50 interviste realizzate in Uganda e Ruanda.

    Finding It within Ourselves: Forgiveness, Reconciliation and Rescue in Post-Atrocity Rwanda and Uganda racconta in 25 minuti alcune storie emblematiche della complessità e dell’importanza del perdono.

    Consy ha 12 anni quando le milizie del Lord Resistance Army (LRA), il gruppo armato che ha rapito più di 30mila bambini in Uganda tra il 1987 e il 2005, arrivano nel suo villaggio e la prendono insieme ad altre donne. Robert, guerrigliero dell’LRA, ne ha 17.

    Per far sì che le ragazze rapite non abbiano incentivi a scappare dalla prigionia per tornare dalla propria famiglia, i guerriglieri dell’LRA sono soliti ordinare alle ragazze di uccidere i propri parenti di fronte all’intero villaggio. Robert riporta Consy a casa, le mette in mano una pistola e le ordina di uccidere il padre davanti agli occhi di tutta la famiglia.

    Dieci anni dopo, Consy riesce a fuggire e torna al villaggio. La gente la tratta continuamente con astio, la indica e dice: “Ecco quella che ha ucciso il suo stesso padre”. Consy si trasferisce nella città di Gulu, nel nord dell’Uganda, e lì mentre cammina per strada, incontra nuovamente Robert, tornato anche lui a casa.

    “La prima cosa che ho pensato quando l’ho visto era che volevo fare a lui lo stesso male che era stato fatto a me”, afferma Consy “Volevo ucciderlo”. Quando lo racconta alla madre, lei le suggerisce di parlare a Robert e si innesca uno strano meccanismo umano che porterà infine al perdono e a una riflessione profonda sul suo significato.

    Ruanda e Uganda rappresentano due casi chiave per studiare le dinamiche della guerra e della riconciliazione. Le guerre interne che hanno coinvolto entrambi questi Paesi hanno messo di fronte civili contro civili, fratelli contro fratelli, che alla fine del conflitto sono tornati a essere vicini di casa.

    Phil Clark afferma che le interviste hanno mostrato come diversi fattori influenzino le persone al momento di decidere tra la riconciliazione e il perdono o l’odio e la vendetta.

    “In molti casi il perdono non è incondizionato, ma dipende dalle confessioni dei carnefici, dalle loro scuse e da qualche forma di giustizia che implichi una compensazione (come ad esempio i processi dei tribunali Gacaca ruandesi)”.

    “Altre interviste mostrano che il perdono e la riconciliazione sono impossibili a causa dell’enormità dei crimini in questione, del poco tempo trascorso dalla fine del conflitto, della mancanza di punizioni per i carnefici. Capire perché alcuni scelgono di perdonare è tanto importante quanto capire le motivazioni di quelli che scelgono di non farlo”.

    L’audio-documentario è disponibile non solo in inglese, ma anche nelle lingue kinyarwanda e luo (parlate in Ruanda e Uganda)in modo da poter essere trasmesso via radio in Ruanda e Uganda, al fine di promuovere la riconciliazione post-conflittuale in chiave di pacificazione attuale e futura.

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