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    Dipendente di asilo nido violenta bambini di 2 anni e gli pratica sesso orale

    Sophie Elms

    I fatti sono avvenuti nel Regno Unito: l'aguzzina ha appena 18 anni

    Di Luca Serafini
    Pubblicato il 29 Ott. 2018 alle 07:55 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 21:25

    Lavorava in un asilo nido di Swindon nel Wiltshire, in Gran Bretagna, e ha abusato sessualmente di due bambini piccolissimi, rispettivamente di 2 e 3 anni.

    L’atroce storia è stata rivelata in questi giorni dai media britannici. La donna, condannata da un giudice a una pena che andrà quantificata nell’udienza del prossimo 4 gennaio, ha appena 18 anni.

    Quando ha iniziato a perpetuare le violenze sui bambini di anni ne aveva 16. Si tratta della più giovane condannata per reati di violenze sessuali su minori nella storia del Regno Unito.

    Gli inquirenti, dopo averla arrestata, hanno effettuato perquisizioni sul suo computer, scoprendovi centinaia di foto pedopornografiche.

    Sophie Elms, questo il nome della ragazza, non aveva fotografato solo bambini, ma aveva anche degli scatti di natura zooofila.

    Gli inquirenti, quindi, attraverso l’acquisizione del materiale presente nel pc, hanno avuto conferma di tutti i loro sospetti.

    Per la giovane, a quel punto, è diventato pressoché impossibile difendersi dall’accusa di detenzione di materiale pedopornografico, a cui si è aggiunta poi quella, ancora più grave, di violenza sessuale su bambini.

    Come riporta il Messaggero, il giudice del tribunale è stato molto duro nel condannare la 18enne, in attesa che la pena venga stabilita con precisione il 4 gennaio 2019.

    “Ti sei dichiarata colpevole e io immagino ti renda conto che si tratta di reati molto gravi – ha detto il giudice Robert Pawson – Ti rimando in prigione anche in considerazione dei timori che riguardano la tua stessa incolumità”.

    “La tua condanna verrà emessa il 4 gennaio: fino a quel momento, il mio più grande consiglio è che tu eviti di usare i social media. È molto improbabile che tu possa migliorare la situazione per le tue vittime e per le loro famiglie pubblicando post sui social, così come è difficile che tu possa migliorarle per quanto riguarda te stessa”, ha concluso il giudice.

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