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    Nel Paese del bipolarismo i terzi incomodi possono essere pericolosi

    Casa Bianca
    Di Stefano Mentana
    Pubblicato il 18 Nov. 2023 alle 11:25 Aggiornato il 5 Dic. 2023 alle 11:27

    Lo storico senatore democratico della West Virginia Joe Manchin ha annunciato che non si ricandiderà per quell’incarico che ricopre dal 2010. Manchin è quel tipo di esponente che negli Stati Uniti, Paese in cui non mancano le sigle a tema politico, è definito un “DINO”, un “democratico solo di nome”, come si dice di chi spesso e volentieri ha preso posizioni più vicine a quelle dello schieramento opposto.

    Non è un caso che Manchin abbia chiarito che dopo la rinuncia a correre di nuovo per la West Virginia andrà in giro per gli States e valuterà se ci sia o meno interesse intorno a un possibile progetto centrista. Manchin, in poche parole, sta ragionando su una possibile corsa solitaria in autonomia da democratici e repubblicani per la Casa Bianca, che sia in veste di indipendente o sotto l’insegna dei No Labels, il “terzo polo” in via di formazione, o di qualche altro partito minore.

    Gli Stati Uniti non sono un Paese per candidature fuori dai due tradizionali schieramenti. Per vedere qualcuno che non sia democratico o repubblicano ad aver raggiunto la doppia cifra dobbiamo tornare al 1992, quando il miliardario Ross Perot si candidò come indipendente e ottenne il 18,91 per cento. Per trovare qualche candidato fuori dai tradizionali partiti a vincere in almeno uno stato dobbiamo arrivare addirittura al 1968, quando l’ex governatore dell’Alabama George Wallace fece il pieno di voti nel sud. Ma anche se i risultati sono stati in molti casi più marginali, i candidati dei partiti più piccoli sanno essere dei terzi incomodi determinanti per decidere la sorte del voto. Lo sa bene Al Gore, sconfitto per pochi voti determinanti nella decisiva Florida nel 2000, mentre il verde Ralph Nader faceva un risultato più che dignitoso e veniva visto da molti come uno dei “responsabili” della sconfitta democratica.

    Ma questa volta, in vista del voto del 2024, a scaldare i motori non sembrano esserci solo verdi e libertari, partiti ben radicati tra quelli che in America vivono all’ombra di democratici e repubblicani. Dopo le polarizzatissime elezioni del 2020, il rischio concreto di un rematch tra Biden e Trump con entrambi gli sfidanti invecchiati di quattro anni rischia di intiepidire molti elettori, lasciando alla carica dei “terzi incomodi” la speranza di trovare qualche spazio superiore al solito, ma comunque uno spazio che difficilmente può essere sufficiente per essere realmente competitivi visto anche il sistema maggioritario di elezione. Ma non è un caso che oltre al centrista Manchin si preparano anche Robert Kennedy Jr – figlio di Bob Kennedy e nipote di JFK, ma accolto gelidamente dalla famiglia per le posizioni critiche verso i vaccini -, pronto a correre da indipendente, così come il rapper Kanye West, già in campo nel 2020. Saranno competitivi? Quasi impossibile. Potranno essere determinanti? Sì. Se trovano lo spazio che cercano, anche con risultati marginali potrebbero decidere le prossime elezioni.

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