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    L’Università di Tokyo manipola i test di ammissione a medicina per escludere le donne

    In pochi anni il numero di studentesse ammesse all'Università è passato dal 38 al 18 per cento grazie ad una sistematica operazione di discriminazione

    Di Futura D'Aprile
    Pubblicato il 4 Ago. 2018 alle 09:54 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:14

    Un’università di Medicina in Giappone ha sistematicamente discriminato le donne che avevano presentato domanda d’ammissione perché le donne accusate di abbandonare la carriera per mettere su famiglia, secondo quanto riferito dai media locali.

    Il quotidiano Yomiuri Shimbun riporta che la Tokyo Medical University ha manipolato i risultati degli esami di ammissione delle donne dal 2011 per limitare il numero delle studentesse.

    La manipolazione è iniziata dopo che il numero di candidate donne che erano riuscite ad accedere all’Università ha raggiunto il 38 per cento del totale nel 2010, secondo quanto dichiarato da fonti anonime.

    Anche altri media giapponesi, tra cui NHK e Kyodo News, hanno riportato la notizia della manipolazione degli esami.

    Sempre citando fonti anonime, la NHK ha fatto sapere che i punteggi delle candidate sono stati ridotti  del 10 per cento circa per alcuni anni.

    Lo scandalo è emerso a seguito di alcune indagini nel mondo universitario che hanno avuto inizio a partire da uno scandalo che ha visto coinvolto un ex direttore, accusato di aver fatto ammettere il figlio di un anziano burocrate in cambio di alcuni favori.

    Il Dipartimento per gli affari pubblici dell’istruzione ha dichiarato che i funzionari sono stati sorpresi e che non erano a conoscenza delle manipolazioni riportate.

    Inoltre, il Dipartimento ha promesso di esaminare approfonditamente la questione.

    Yoshiko Maeda, il capo dell’Associazione medica delle donne del Giappone, ha affermato che è sorprendente che le donne siano state private del loro diritto di accesso alla professione medica.

    “Invece di preoccuparsi delle donne che lasciano il lavoro, dovrebbero fare di più per creare di creare un ambiente in cui le donne possano continuare a lavorare”, ha detto Maeda in una dichiarazione.

    “Abbiamo bisogno di una riforma in stile di lavoro, che non sia solo per prevenire morti da superlavoro, ma per creare un posto di lavoro in cui tutti possano svolgere il meglio delle loro capacità indipendentemente dal genere”.

    In Giappone, molte donne laureate sono discriminate in termini di assunzione e retribuzione. Le lunghe ore di lavoro e la mancanza di supporto nell’educazione dei figli da parte dei mariti spesso le costringono a rinunciare alle loro carriere.

    Una commissione del ministero della salute, del lavoro e del welfare ha invitato le istituzioni mediche a creare ambienti di lavoro più adatti alle esigenze delle dottoresse affinché potessero tornare al lavoro dopo il congedo di maternità e il lavoro di equilibrio e famiglia.

    “Gli esami di ammissione che discriminano ingiustamente le donne non sono assolutamente accettabili”, ha affermato il ministro dell’istruzione, Yoshimasa Hayashi, che ha promesso di intervenire per risolvere la questione.

    In Giappone, i laureati in medicina molto spesso vengono poi assunti dagli ospedali affiliati alle università.

    Secondo lo Yomiuri Shimbun, l’Università di Tokyo ha iniziato a limitare il numero di donne ammesse a circa il 30 per cento manipolando i punteggi dei test.

    I registri delle ammissioni diffusi dalla Associated Press mostrano che la percentuale di donne che hanno superato l’esame di ammissione è passata dal 24 per cento nel 2009 al 38 per cento nel 2010.

    Da allora la cifra è scesa fino a raggiungere il 18 per cento nel 2018.

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