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    Cosa sta facendo l’Unione europea per risolvere la crisi dei migranti

    I ministri degli interni Ue si riuniranno a Bruxelles per discutere sulle proposte di Austria e paesi balcanici per bloccare i flussi migratori

    Di TPI
    Pubblicato il 25 Feb. 2016 alle 09:58 Aggiornato il 11 Set. 2019 alle 02:22

    I ministri degli interni dell’Unione europea si riuniscono oggi, 25 febbraio, a Bruxelles per discutere la crisi dei migranti.

    L’Austria e otto paesi dei Balcani hanno concordato nei giorni scorsi misure per limitare gli ingressi dei migranti. La Macedonia domenica 21 febbraio aveva annunciato la chiusura delle sue frontiere ai profughi afghani. 

     Tra le proposte che i nove paesi Ue presenteranno oggi agli altri stati membri, vi è l’obbligo di prendere le impronte digitali e mandare indietro chiunque arrivi senza passaporto o con documenti falsi. Hanno inoltre già detto di voler accettare solo coloro che sono bisognosi di protezione internazionale, intendendo solo siriani e iracheni. 

    Il ministro degli Interni austriaco, Johanna Mikl-Leitner, ha descritto le misure come una “reazione a catena della ragione” e ha avvertito che la crisi potrebbe minacciare la sopravvivenza dell’Unione europea. 

    Le proposte hanno attirato aspre critiche da parte del governo di Atene. La Grecia ha minacciato di bloccare tutte le decisioni che verranno prese al vertice di oggi se gli stati membri non si accorderanno sulle quote di migranti da accogliere. 

    Il primo ministro greco Alexis Tsipras ha detto che il suo paese si sta trasformando in un “magazzino permanente delle anime” e non dovrebbe essere lasciato solo ad affrontare la crisi.

    “D’ora in poi, la Grecia non accetterà alcuna proposta se non ci sarà una condivisione obbligatoria degli oneri e se la responsabilità non sarà proporzionalmente distribuita tra gli Stati membri”, ha detto Tsipras.

    Il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, ha avvertito che la mancata soluzione della crisi migratoria potrebbe rendere molto più probabile la cosiddetta Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea.

    Il 24 febbraio l’Ungheria ha annunciato di voler indire un referendum sull’accettazione delle quote obbligatorie di migranti. Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha sottolineato che le quote “potrebbero ridisegnare l’identità culturale e religiosa dell’Europa”. Se il parlamento approverà la proposta, il referendum si terrà in autunno. 

    Intanto, secondo i dati dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), oltre centomila migranti sono arrivati in Grecia e Italia dall’inizio del 2016, e nello stesso periodo più di 400 sono morti nel tentativo di arrivare sulle coste europee. 

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