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    Tutto quello che c’è da sapere sul referendum contro i migranti in Ungheria

    Quando e come si vota? Qual è il quesito? Quali sono le posizioni degli altri partiti? Chi vota a favore del NO?

    Di Alessandro Pilo
    Pubblicato il 30 Set. 2016 alle 11:13 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 18:15

    Camminando per le strade di Budapest si ha la sensazione che il 2 ottobre si deciderà il destino del paese. La città è tappezzata da più di un mese di manifesti governativi che raccontano di milioni di nuovi immigrati pronti ad arrivare dalla Libia, di molestie sessuali compiute da profughi. La campagna propagandistica del governo finora non ha risparmiato alcun possibile stratagemma per associare l’ondata di profughi al terrorismo e trasformare il referendum di questa domenica in un voto contro il multiculturalismo e la perdita della sovranità nazionale. Ma in cosa consiste questo referendum? E cosa comporterà? Ecco tutto quello che c’è da sapere:

    Quando e come si vota e qual è il quesito?

    Si vota domenica 2 ottobre. Tradotto in italiano, il quesito suona più o meno così: “Volete che l’Unione Europea decreti una rilocalizzazione obbligatoria dei cittadini non ungheresi in Ungheria senza l’approvazione del parlamento ungherese? Gli elettori potranno votare SÌ o NO.

    Perché si vota?

    L’Unione Europea nel settembre 2015 ha approvato il ricollocamento di 160.000 richiedenti asilo già presenti nel territorio europeo. Ogni stato membro è tenuto a ospitare una quantità predefinita di profughi, calcolata a seconda della popolazione e del PIL di ogni stato membro. Il governo ungherese, che dovrebbe ospitarne 1296, si oppone strenuamente ad accoglierli sul proprio territorio e vuole un mandato popolare per dire no. Il referendum è stato indetto dal premier ungherese Viktor Orbán.

    Qual è la posizione del governo?

    Il governo invita a votare NO, convinto com’è che non spetti all’Unione Europea decidere chi accogliere nel paese e con chi i cittadini ungheresi debbano convivere. Il premier Viktor Orbán ha dichiarato più volte che la religione musulmana è incompatibile coi valori europei ed è certo che ci sia una connessione diretta tra l’ondata di profughi dalla Siria e quella di attentati terroristici in Europa.

    Chi vota a favore del NO?

    Il partito al governo Fidesz, il suo alleato Partito Popolare Cristiano Democratico e il partito di estrema destra Jobbik.

    Quali sono le posizioni degli altri partiti?

    I partiti di opposizione di centro-sinistra invitano al boicottaggio del voto. Il referendum viene visto come un modo per distrarre da problemi del paese ben più urgenti. Chi entra nel merito sostiene che il quesito referendario è ingannevole, visto che porta a credere che i profughi otterrebbero un permesso di residenza permanente in Ungheria, mentre il sistema delle quote significa la rilocalizzazione temporanea di migranti con i requisiti per ottenere lo status di rifugiati. Altri partiti a favore del sistema delle quote ricordano che il Trattato di Lisbona, ratificato nel 2007 dal parlamento ungherese anche con i voti di Fidesz, dà alla Commissione Europea il diritto di prendere decisioni come il ricollocamento tra gli stati membri dei profughi. Il Magyar Kétfarkú Kutya Párt (Partito del cane ungherese a due code), un partito burla molto popolare tra i giovani, afferma che non può esistere una risposta giusta a un referendum così demagogico, pertanto invita ad andare al seggio e invalidare la scheda.

    Che succede se vince il NO?

    Se vincerà il NO e il governo ratificherà la decisione, l’Ungheria non rispetterà una decisione presa a maggioranza da Bruxelles. Al di là della questione legale, il paese magiaro entrerebbe in rotta di collisione con il principio di solidarietà verso altri stati europei, visto che i richiedenti asilo da ricollocare si ritrovano attualmente in Italia e Grecia. Tenuto conto del numero esiguo di profughi che l’Ungheria è chiamata a ospitare cambia poco, ma il referendum rafforzerebbe la leadership del premier Viktor Orbán e potrebbe dare il via a votazioni simili in altri stati membri dell’est Europa, anch’essi contrari al sistema delle quote. Nel caso di una vittoria del NO, la Commissione Europea potrebbe far partire delle sanzioni verso il governo ungherese, in passato si è parlato di una multa di 250.000 euro per ogni richiedente asilo non accolto. Nel caso dell’Ungheria il conto si aggirerebbe intorno ai 232 milioni di euro.

    La campagna elettorale, i sondaggi e le previsioni

    Il governo è riuscito con successo a trasformare il voto su una questione ben specifica in un voto sul multiculturalismo e la sovranità nazionale, grazie anche a una campagna elettorale xenofoba e dai toni allarmistici. I partiti di centro-sinistra hanno portato avanti una campagna inefficace e in alcuni casi inesistente. Il partito burla Mkkp (Partito del cane ungherese a due code) ne ha invece realizzata una di gran successo che ha ridicolizzato i messaggi nazionalisti e anti-immigrati del premier Viktor Orbán. Per essere considerato valido, al referendum deve partecipare il 50 per cento più uno degli elettori. L’ultimo sondaggio dell’istituto Publicus dà la vittoria del NO intorno al 61 per cento. Solo il 6 per cento è intenzionato a votare SI, mentre l’11 per cento pensa di invalidare il voto. Il 22 per cento degli elettori è indeciso. Secondo il sondaggio gli elettori sicuri di votare sono intorno al 54 per cento, pertanto la vera sfida del governo ungherese sarà raggiungere il quorum.

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