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    Una rivoluzione per tutti?

    In Libia le donne rischiano di essere escluse dalla stesura della nuova costituzione

    Di Marina Tondo
    Pubblicato il 24 Lug. 2013 alle 11:30 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 23:00

    Rimane quasi inascoltata, in Libia, la richiesta delle Nazioni Unite e del Human Rights Watch di assicurare la partecipazione delle donne alla stesura della nuova costituzione. 

    Il 16 luglio, dopo quasi un anno di discussioni, è stata approvata la nuova legge elettorale che istituisce l’assemblea costituente. Questa, una volta eletta secondo le linee guida previste dalle legge stessa, avrà 120 giorni per preparare la bozza della nuova costituzione, che sarà poi sottoposta a referendum.

    Secondo l’Ong ‘Libyan Women’s Platform for Peace‘ (Lwpp), composta da attiviste che hanno preso parte all’insurrezione del 2011, questa legge rappresenta un enorme passo indietro rispetto alle aspettative di tutti coloro che hanno lottato, dalla caduta di Gheddafi, per l’adozione di una costituzione che salvaguardasse i diritti dell’intera popolazione, minoranze e donne comprese.

    L’appello degli attivisti per i diritti delle donne e per il ‘women’s bloc‘ all’interno del Gnc (Congresso Generale Nazionale), che chiedeva di riservare 15 seggi al genere femminile, non è stato accolto. Solo 6 seggi su un totale di 60 saranno assegnati alle donne nell’Assemblea Costituente, lasciandole sotto rappresentate e rischiando di non garantire la protezione dei loro diritti nella nuova Costituzione. Secondo la Ong, questa decisione è un attacco di enorme portata ai promotori dell’uguaglianza di genere nella Libia post-rivoluzionaria.

    Una parte di coloro che hanno votato contro l’assegnazione di una quota che garantisca seggi alle donne, ha giustificato l’azione dicendo che i membri della Costituente devono essere eletti in base al merito e non al genere. Ma l’argomentazione potrebbe decadere in un Paese che non garantisce condizioni di uguaglianza per la competizione elettorale.

    Una rappresentante della Lwpp ha riferito l’intenzione di opporsi a questa discriminazione: “Continueremo a protestare e a organizzare dei sit-in finché la legge non sarà emendata. Collaboreremo con le altre vittime di questa legge (minoranze etniche come i Tuareg, Tebu e gli Amazigh) per lo sviluppo di nuove linee guida che assicurino uguaglianza.” Ha poi aggiunto che “sosterremo e voteremo come candidati donne e uomini che supportano questa causa”.

    Fa riflettere la netta diminuzione della rappresentanza politica femminile. Dal 16,5 per cento del Congresso Generale Nazionale nelle elezioni di luglio 2012 al 10 per cento dell’Assemblea Costituente . A marzo inoltre è arrivata la fatwa del Grande Mufti Sheikh Sadeq Al- Ghariani, che ha condannato pubblicamente un rapporto delle Nazioni Unite contro la violenza sulle donne, ricordando che “il loro ruolo risiede nel mantenimento dell’unità familiare e non nella vita pubblica”.

    Secondo un rapporto di Human Rights Watch, la nuova costituzione sarà la spina dorsale su cui ricostruire lo Stato e le istituzioni e se questa escluderà dal dialogo nazionale le donne e le minoranze etniche non aiuterà a rimarginare una società ancora disgregata dal recente conflitto.

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