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    Una mappa può indicare dove si svilupperanno i prossimi focolai di Coronavirus

    Un nuovo studio sottolinea che il Sars-CoV2 si comporta come gli altri virus respiratori stagionali e mette in risalto le analogie tra temperature, latitudine e umidità delle prime otto città in cui si sono registrati focolai significativi di contagio

    Di Anna Ditta
    Pubblicato il 12 Giu. 2020 alle 13:02

    Una mappa può indicare dove si svilupperanno i prossimi focolai di Coronavirus

    Una mappa potrebbe aiutarci a prevedere dove si svilupperanno i prossimi focolai legati alla pandemia di Coronavirus nel mondo, sulla base di elementi come temperatura, livello di umidità e latitudine. A sostenerlo sono i ricercatori della University of Maryland School of Medicine (UMSOM) che hanno redatto un nuovo studio pubblicato sulla rivista JAMA Network Open a proposito della stagionalità del Covid-19.

    Gli scienziati hanno esaminato le caratteristiche legate alle prime 8 città del mondo che hanno registrato i focolai della malattia, raccogliendo i dati da gennaio a marzo 3030: Wuhan in Cina, Tokyo, in Giappone, Daegu, in Corea del Sud, ma anche Qom, in Iran, Milano, in Italia, Parigi, in Francia, Seattle negli Stati Uniti e Madrid, in Spagna. Poi hanno messo a confronto i dati con altre 42 città del mondo. Le 8 città coinvolte dall’epidemia erano localizzate in una specifica “fascia” del pianeta (latitudine tra 30°N e 50°N), tutte avevano basse temperature medie (comprese tra 5 e 11°) e bassi livelli di umidità durante la diffusione dell’epidemia. Mentre non si è diffuso in città che non avevano quelle stesse caratteristiche climatiche in quel periodo, pur essendo geograficamente più vicine alla Cina, come Bangkok e Mosca.

    Qui sotto la mappa con le 8 città evidenziate:

    “In questo studio, la distribuzione di focolai consistenti di Covid-19 lungo misurazioni di latitudine, temperatura e umidità limitate era coerente con il comportamento di un virus respiratorio stagionale“, sottolineano gli scienziati. “Utilizzando la modellistica meteorologica, potrebbe essere possibile stimare le regioni che avranno maggiori probabilità di essere più a rischio di una sostanziale diffusione nella comunità di Covid-19 nelle prossime settimane, consentendo la concentrazione degli sforzi di sanità pubblica sulla sorveglianza e il contenimento”.

    “Le temperature così vicine per tutte le 8 località sono state sorprendenti”, ha detto al DailyMail Mohammad Sajadi, professore associato presso l’Institute of Human Virology della University of Maryland School of Medicine. “Non mi aspettavo che le temperature fossero così simili e che gli intervalli di umidità fossero così vicini”. Secondo i ricercatori, i risultati mostrano perché il rischio di diffusione colpisca aree come l’Asia centrale, il Caucaso, l’Europa centrale e orientale, il Regno Unito, gli Stati Uniti nord-orientali e medio-occidentali e la Columbia Britannica in inverno. Il professor Sajadi spera inoltre che i dati climatici e le condizioni meteorologiche vengano utilizzate in nuovi modelli per prevedere la diffusione del virus.

    Sulla stagionalità del Coronavirus non abbiamo ancora informazioni certe e le opinioni degli scienziati divergono. Alcuni studiosi hanno sottolineato che è molto probabile che – come gli altri Coronavirus – anche il Sars-CoV-2 sia stagionale, ma manca un riscontro certo. Un’altra ricerca, pubblicata ad aprile dagli scienziati della Fudan University di Shanghai, sostiene non ci sia correlazione tra il livello di temperatura e umidità riguardo alla diffusione di Covid-19 in Cina. Secondo un altro recente studio pubblicato da Science, e condotto dai ricercatori della Princeton University, le alte temperature e l’umidità non possono nulla contro il Covid-19 se la maggior parte della popolazione non ha ancora sviluppato l’immunità al virus.

    Leggi anche: 1. Il virologo Guido Silvestri: “Il virus è stagionale, probabilmente tornerà a dicembre” /2. Il caldo dell’estate non fermerà il Coronavirus: lo studio su Science

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