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    Un’isola divisa

    Dal 1974 l'esercito turco occupa un terzo dell'isola di Cipro. Le divisioni tra le due comunità sono ancora molto forti

    Di Sofia Bettiza
    Pubblicato il 2 Ago. 2013 alle 11:31 Aggiornato il 10 Set. 2019 alle 16:57

    Cipro del Nord è fresco di elezioni, con un’affluenza alle urne tra le più basse nella storia del Paese. Nessun partito ha ottenuto i voti necessari per governare, e la soluzione più plausibile è una coalizione tra il partito socialista Ctp e il partito conservatore Dp. A prescindere dal risultato, tuttavia, il potere decisionale rimane nelle mani di Ankara, che domina un terzo dell’isola con il pugno di ferro.

    Nel 1974, in seguito a un colpo di Stato fallimentare condotto da un movimento nazionalista greco, l’esercito turco ha invaso il Paese impossessandosi di più di un terzo dell’isola, ed è così che è nata la Repubblica Turca di Cipro del Nord. Oggi, dopo più di 30 anni, l’isola è ancora un centro nevralgico di tensioni tra i ciprioti di origine greca e quelli di origine turca.

    Nicosia, la capitale, è stata divisa in due parti, proprio come nella vecchia Berlino: il muro che la attraversa separa anche due mondi, due culture. Il confine, un tempo off limits, è stato riaperto dieci anni fa, e oggi chiunque può attraversarlo.

    Dopo aver mostrato il passaporto a uno dei posti di controllo greci disseminati lungo la barriera, si attraversa una terra di nessuno con zone cuscinetto affidate all’Onu, circondate da filo spinato. Poco dopo si arriva alla base militare turca e si riceve un visto fatto sul momento, scritto e timbrato a mano, che consente di accedere all’altro lato.

    Una volta varcato il confine il cambiamento è immediato. Più che povertà, si nota arretratezza: sembra che tutto sia fermo da decenni. Meravigliosi edifici bizantini che cadono a pezzi, ante delle finestre rotte, pareti crepate. La Nicosia turca pullula di polverose agenzie di viaggi e negozi per il noleggio di dvd, due istituzioni che appartengono al secolo scorso.

    Assaf, il proprietario di una bottega di souvenir, ha 50 anni e parla inglese. Dice di essere un turco cipriota, non un turco. “C’è una grande differenza – spiega – I turchi che emigrano a Cipro sono barbari, ignoranti, e vogliono imporci le loro tradizioni islamiche, mentre noi siamo un popolo laico”.

    Sono in molti a pensare che l’obiettivo del primo ministro Recep Tayyip Erdogan sia di cambiare sistematicamente la demografia dell’isola, popolandola di turchi, che continuano a emigrare a Cipro. Contemporaneamente, Erdogan sta tentando di imporre l’islam ai ciprioti, un popolo che invece ha valori prettamente europei: le donne non portano il velo e gli uomini entrano in una moschea solo per ammirarne l’architettura. Insomma, si tratta di un’invasione nell’invasione.

    Ma allora, se non sentono di appartenere alla Turchia, perchè i ciprioti sono stati così attivi su Twitter e Facebook durante i violenti scontri di piazza a Istanbul contro Erdogan? “Perchè detestiamo il suo regime” spiega Hakan, 31 anni, un turco cipriota che ha fondato una ong ambientalista.

    “Il mondo si è finalmente reso conto di quanto sia violenta la sua polizia. Anche qui l’esercito è costituito da turchi ‘importati’ sull’isola per tenerci d’occhio: è da più di 30 anni che controllano ogni aspetto della nostra vita”.

    La Repubblica di Cipro del Nord è uno Stato militare a tutti gli effetti: Nicosia e le città circostanti sono costellate da numerose basi militari, e i soldati sono ovunque. Subito dopo l’invasione, l’esercito ha costruito su una montagna una bandiera turco-cipriota di dimensioni colossali, visibile a chilometri e chilometri di distanza, che simboleggia la presenza della Turchia sull’isola, vigile e preparata a proteggere i compatrioti di Cipro; ma sono in molti a non crederci.

    “I turchi ci hanno invaso sostenendo di volerci difendere, e tentano di farci il lavaggio del cervello, ripetendoci che i greci sono il nemico”, spiega Hakan. “Ma ci hanno isolato dal resto del mondo, bloccando volutamente il processo di integrazione delle due etnie dell’isola: quello che abbiamo adesso non è pace, è solo una tregua”.

    Che i turco-ciprioti siano isolati dal mondo è un fatto innegabile. Non possono viaggiare, non possono partecipare alle Olimpiadi, e la loro economia è completamente dipendente dalla Turchia, l’unico Paese che li riconosce.

    Ma la vista più agghiacciante è Famagosta, anche detta la città fantasma. Un tempo il porto più prospero di tutta l’isola, le sue coste attiravano turisti da tutto il mondo, tra cui Elizabeth Taylor, Richard Burton e Brigitte Bardot. Dopo l’occupazione, la città è stata circondata da reticolati e minacciosi divieti d’accesso, ma non è stata ripopolata da turchi.

    La punta di diamante di Cipro oggi è abbandonata, deserta; i suoi monumenti, edifici e negozi perfettamente intatti, ma vuoti. Sul filo spinato che la accerchia, qualcuno ha appeso un biglietto scritto in greco: “Lasciatemi entrare, ho dimenticato la mia anima”.

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