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    Un figlio pedofilo

    La storia di Adam, un ragazzo americano che a 16 anni ha capito di essere pedofilo e ha trovato il coraggio di chiedere aiuto

    Di Lorena Cotza
    Pubblicato il 28 Nov. 2014 alle 13:04 Aggiornato il 12 Set. 2019 alle 08:29

    Adam sapeva di fare una cosa perversa, raccapricciante e illegale. Non avrebbe dovuto guardare quei video. Ma per quanto avesse provato a trattenersi, non riusciva a distogliere lo sguardo dallo schermo.

    Aveva 16 anni quando ha capito di essere un pedofilo. Non aveva mai commesso alcuna violenza e non si era mai avvicinato ad alcun bambino, ma guardava spesso video pedo-pornografici.

    Adam avrebbe voluto reprimere i suoi istinti e cambiare la direzione dei suoi pensieri. Ma quando ha deciso di chiedere aiuto, ha capito che trovare qualcuno in grado di salvarlo sarebbe stato quasi impossibile. Un giorno, mentre era alla ricerca su internet di un gruppo di sostegno che potesse aiutarlo, Adam trovò un forum di salute mentale e decise di iscriversi.

    “So che i pedofili non decidono di essere tali per scelta”, scrisse nel suo messaggio di presentazione. “Non ho mai avuto alcuna voglia di provare una simile forma di attrazione. Non ce l’ho tuttora. Ma è presente dentro di me e l’unica cosa che posso fare è cercare di reprimerla”.

    Il giornalista Luke Malone, che vive a New York, ha raccontato la storia di Adam per la sua tesi del master in giornalismo alla Columbia University Graduate School of Journalism sui giovani pedofili “che cercano aiuto e che non vogliono ferire nessuno”, in un articolo originariamente pubblicato su Matter. Luke ha concesso a The Post Internazionale di riportare la sua storia.

    Quando si iscrisse al forum, Adam iniziò a confessare per la prima volta nella sua vita i suoi segreti più intimi. Alcune donne vittime di violenza, anche loro iscritte al forum, apprezzarono il fatto che il ragazzo volesse farsi aiutare. Una ragazza – racconta Adam – decise di chattare con lui tutta la notte, per distrarlo e impedire che guardasse video pedo-pornografici.

    Ma la tentazione non sparì e anzi i suoi desideri si fecero, con il tempo, sempre più ossessivi. Adam iniziò a chiudersi sempre di più in se stesso e ad avere tendenze suicide. Dopo alcuni mesi, riuscì a trovare le forze per scrivere una lettera a sua madre, in cui – senza rivelare le ragioni – chiese di voler vedere uno psichiatra.

    L’incontro con la prima dottoressa fu fallimentare. La psichiatra cercò prima di sminuire il problema, poi trattò Adam con diffidenza e ostilità. Concluse la seduta dicendo di non essere in grado di aiutarlo, e gli lanciò un avvertimento: avrebbe dovuto parlare con sua madre perché il possesso di materiale pedopornografico è un reato negli Stati Uniti.

    “Ero sotto shock, pensavo si trattasse di una normale depressione, non potevo aspettarmi una cosa del genere”, racconta la madre di Adam, confessando per la prima volta il segreto del figlio. “Ora so che tipo di pensieri ha e quali istinti nasconde, e so che questi si potrebbero tradurre in azioni. Ovviamente questo mi preoccupa. Non voglio che ci sia alcuna vittima. Sarebbe terribile sia se mio figlio fosse vittima di abuso sia se fosse lui ad abusare di un altro”.

    Con l’aiuto di un terapeuta, la madre di Adam ha aiutato il figlio ad affrontare il problema e ha ripulito il suo computer da tutto il materiale pedopornografico. Se fosse stato scoperto, Adam avrebbe rischiato una multa di 100mila dollari e fino a 20 anni di carcere.

    Adam ha poi deciso di creare un gruppo di supporto online per altri ragazzi che vivevano la sua stessa situazione. Al momento, circa una decina di ragazzi partecipano alla discussione sul forum. Le regole del gruppo sono ferree: la piattaforma serve ad ascoltarsi a vicenda, ma ci deve essere massima riservatezza e tolleranza zero verso chi si spinge più in là delle fantasie.

    “È importante fare una distinzione tra comportamento e desideri. Se non accettiamo il fatto che ci siano pedofili che decidono di non seguire i loro istinti, non solo si impedisce loro di cercare aiuto, ma si crea un ostacolo anche per chi cerca di promuovere programmi di intervento terapeutico per la prevenzione degli abusi”.

    Elizabeth Letourneau è la direttrice del Moore Center for the Prevention of Child Sexual Abuse, che fa parte della scuola statunitense Johns Hopkins Bloomberg. In un articolo per il TIME, Letourneau scrive che se davvero vogliamo aiutare le vittime di abusi dovremo innanzitutto cercare soluzioni per prevenire il problema.

    Le violenze sessuali sui bambini sono tutt’altro che rare: si stima che al mondo circa il 18-20 per cento delle donne e il 7-8 per cento degli uomini abbiano subito violenze sessuali prima dei 18 anni. Nel 60-70 per cento dei casi il pedofilo è una persona che ha regolari contatti con il bambino, come un parente o un vicino di casa.

    Secondo gli studi sul tema, i pedofili iniziano a sviluppare i primi istinti quando hanno tra gli 11 e i 16 anni. Si stima che il 9 per cento degli uomini abbia fantasie su bambini in età pre-adolescenziale, ma solo il 3 per cento di questi poi commette abusi.

    Michael Seto è il direttore di un giornale accademico sul tema degli abusi sessuali. Le sue ricerche hanno rilevato che negli Stati Uniti ci sono almeno 1,2 milioni di pedofili. Esistono anche alcune donne pedofile, ma si tratta di casi rarissimi in confronto alla componente maschile.

    Il tema della prevenzione però continua a essere un tabù e tuttora non esistono centri specializzati per trattare con tempismo i potenziali pedofili in età adolescenziale. La direttrice del Moore Center for the Prevention of Child Sexual Abuse Elizabeth Letourneau scrive che il numero di pedofili che riesce a controllare i propri istinti è numeroso ma invisibile, per via del pregiudizio e dei rischi che correrebbero se chiedessero aiuto.

    I dottori sono infatti obbligati a denunciare chi confessa di aver scaricato materiale pedopornografico. Inoltre, l’idea che i pedofili siano dei mostri e che i mostri siano irrecuperabili non permette di investire tempo e risorse sul prezioso lavoro di prevenzione.

    “Quando sentiremo del prossimo caso di un personaggio famoso che violentava bambini, ci chiederemo di nuovo come è potuto succedere”, scrive Elizabeth Letourneau. “Ma dovremo chiederci cosa avremo potuto fare per prevenirlo.”

    Con l’aiuto di Adam, Elizabeth Letourneau sta ora lavorando su un programma specifico per giovani al di sotto dei 17 anni con tendenze pedofile.

    “Tutti questi ragazzi descrivono anni di agonia, di odio verso se stessi, di paura per timore di essere scoperti e di chiedere aiuto”, racconta la dottoressa. “Cercano qualcuno con cui parlare e che possa affrontare la questione in modo professionale: è questo che cerco di fare per loro”.

    N.B.: Il link alla storia raccontata dal giornalista Luke Malone contiene dettagli non adatti a un pubblico sensibile e la lettura è sconsigliata ai minori.

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